Automobili 2004

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Le considerazioni estetiche sulle automobili invecchiano presto.  Le mode evolvono di anno in anno e i gusti sono in parte trascinati dalle mode. Come esce un modello nuovo si sente il vecchio come superato, anche quando era magari più equilibrato.

Adesso le auto hanno virato verso una linea cuneiforme più massiccia, abbandonando del tutto la simmetria tipo saponetta. Le fiancate alte e i vetri ridotti le fanno rassomigliare a carri armati eleganti. Di solito si argomentano questi cambiamenti con necessità aerodinamiche od opportunità di rinforzare la scocca. Probabilmente, invece, è solo il capriccio di uno stilista presto imitato da altri per inseguire il successo suggerito da indagini di mercato, spionaggio industriale, primi dati di vendita dei modelli nuovi e quindi riscontro nel pubblico.

Un dettaglio che si sta diffondendo è il fanalino posteriore esangue, con molto bianco: cromature nella parabola, vetro trasparente e rosso e arancio solo nel gruppo luce interno. L’utilità non è chiara, ma l’auto così è più "moderna", anche se non tutte le marche prestigiose si sono adeguate.

C’è un certo ritorno all’antico, con riferimenti accennati nella linea e, specialmente, nella calandra, dove il finto radiatore ha preso le forme di quelli delle macchine d’epoca. Sono evocativi i musetti delle alfa Romeo 147 e GT, delle Lancia di ultimo design, delle Audi, mentre Mercedes e BMW, fedeli già da tempo a stilemi che richiamano il passato nella calandra, li hanno enfatizzati in alcuni modelli recenti. Anche la SEAT si è inventata un quarto di nobiltà con uno scudetto che sembra ripreso da uno d’epoca.

Un’altra tendenza, funzionale questa volta, è rimpinzare l’abitacolo di cassetti e portabicchieri. Viene dato gran risalto ai vani portaoggetti e, se un’auto oggi non ha almeno una decina di ripostigli, è antiquata. Una cosa utile, ma speriamo che le plastiche siano buone e ben assemblate, altrimenti, con l’invecchiamento della vettura, le vibrazioni e i sobbalzi la faranno rumoreggiare come un’officina.

A volte, poche sfumature fanno la differenza fra bello e brutto. Non giocano tanto i singoli lineamenti, quanto l’armonia dell’insieme sulla riuscita e gradevolezza di un volto come di un’automobile. Per esempio le nuove grosse BMW, con aspetto e occhi orientaleggianti, hanno esito piuttosto diverso pur essendo ispirate dagli stessi principi: composita e pasticciata la serie 7, piacevole e coerente la serie 5. Entrambe traspirano grande lusso e rifinitura, ma l’una ha linee troppo ricercate e forzate, destinate a passare di moda al prossimo modello, l’altra è assai meno datata, un valore estetico. 

Fra i tre modelli di berlina Mercedes, la più bella è la serie E, di un barocco rotondeggiante senza arzigogoli, gonfia ed essenziale, snella, sportiva ma imponente, dimostrazione rinnovata che la linea curva affascina di più della linea diritta. La S è filante, estremamente signorile, ma meno entusiasmante, la serie C ha linee un po’ rigide e tese.

L’AUDI ha forzato le calandre verso il basso,creando per alcune versioni dei vari modelli musi sportivi, appariscenti: criticati dai puristi schizzinosi, saranno – penso – apprezzati proprio per la loro forte vistosità.

Una linea ben riuscita, nuova ma equilibrata gioca un ruolo prevalente nelle vendite alla clientela italiana del genere "esigente raffinato": fra le berline medie "hatchback", senza coda, di immagine medio-alta o alta, hanno avuto buona accoglienza, fedeli alle elevate aspettative, la Golf e la cugina più nobile AUDI A3; altrettanto si può prevedere per la imminente BMW serie 1; non è stata bene accolta invece la Touram, monovolume derivata dalla Golf, che ha le carte in regola sul piano tecnico e qualitativo, ma difetta di originalità e personalità estetica. In un contesto che già tende a uniformare troppo rispetto agli individualismi progettuali di qualche decennio fa, l’anonimato assoluto non è perdonato.

 


Francesco Dallera

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