COPPI ( anniversario
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Il ciclismo allora era più
immaginato che visto, era poesia fantastica che traeva spunto dalle
radiocronache di Mario Ferretti, dagli spezzoni di filmato al cinema, dalle
foto di Sport Illustrato. Non
c'era tv, le sole immagini a colori erano per me quelle della Milano Sanremo,
con il passaggio da Pavia, dove abitavo, della corsa preceduta dalle auto
pubblicitarie (carrozzerie pittoresche in forma di dentifricio Binaca -
gialla e a tubo -, di bottiglia di amaro Ramazzotti, dal cui finestrino
gettavano gadget; la propaganda nell'era pre-televisiva era così.
Mi sembrava, nella dilatazione della mente infantile, che questa
sequenza di immagini coloratissime durasse due ore, con le motociclette dei
giornalisti accreditati o degli organizzatori o dei portatori di notizie che,
orgogliosi e compiaciuti del loro ruolo, sfrecciavano molto più veloci del
necessario, per fermarsi poco più avanti.
Infine, la staffetta della polizia sulle Guzzi e subito dietro, i
corridori: un miraggio di pochi secondi, visivo e uditivo per il magico
fruscio delle biciclette, una scena simile al passaggio del Rex nel film Amarcord.
La malaria è – sappiamo – una
malattia trasmessa da un microorganismo unicellulare, un protozoo - un
plasmodio per l'esattezza - iniettato nell'uomo tramite la puntura di una
grossa zanzara, presente ancora in molte aree geografiche equatoriali e
sub-equatoriali (anche più di quelle ufficialmente riconosciute: è tuttora
presente in Colombia e altri paesi dell'America latina, mentre le autorità
tendono a negarlo). Terzana e quartana sono i modelli
classici dei due tipi di febbre, ogni 2 o 3 gg, a seconda dei tempi di
riproduzione del parassita. Il plasmodio si introduce nei globuli rossi, vi
si moltiplica, li spacca e ne invade altri. Fra i quattro plasmodi che provocano la malaria
uno, il Falciparum, penetra in organi vitali ed è mortale se non curato
tempestivamente. Proprio questo ha colpito Coppi in un fatidico viaggio in
Africa. La profilassi consigliata dagli
Uffici Igiene e dagli Enti turistici, consiste nell'utilizzo di
antiprototozoari adatti per i plasmodi diffusi nell'area meta del viaggio, ma
importanti sono anche le misure empiriche - spesso trascurate - per evitare
le punture: maniche lunghe, retine, zanzariere, Autan liquido, cioè nella
forma più concentrata, da spalmare ogni ora. La cura si basa sugli stessi
farmaci della profilassi, dal chinino, primo medicamento impiegato, alla
clorochina, al Lariam, a quelli più nuovi. Tanto positiva è stata a lungo
l'immagine del chinino, che Mr. Scwheppes lo aggiunse alla sua acqua tonica,
seguendo la convinzione (o idea pubbicitaria) che la bibita difendesse così
dalla malaria gli Inglesi che erano in India. Se non ha risultato
terapeutico, almeno l'amarognolo della china ha un piacevole effetto
dissetante per molti nella calura estiva. Nel caso Coppi, impressiona il ritardo di diagnosi malgrado
il compagno di viaggio, il corridore francese Geminiani, abbia avvertito che
i medici francesi erano arrivati subito alla diagnosi di malaria. Un medico
occidentale è poco abituato a sospettare le malattie tropicali e perciò è
esposto all'errore, tanto più perché la febbre è spesso ingannevole, anziché
rispettare le regole dei libri di medicina, è continua o capricciosa,
l'incubazione apparente è variabile, arriva anche a un anno senza
manifestazioni vistose. Coppi però, appena tornato, ha i sintomi tipici. Un
ritardo diagnostico e terapeutico del famoso ematolgo che lo aveva in cura,
ha avuto apparentemente una parte di responsabilità. Con un pizzico di
fortuna e medici più pronti Coppi poteva salvarsi, sebbene la sua malaria
fosse del ceppo più aggressivo. Ma le diagnosi "dopo" sono sempre
facili. Coppi è stato un campione da
leggenda. Se Mercx è stato il ciclista più forte, quello che ha vinto di più,
impressionante per la costanza ad altissimi livelli e su tutti i terreni,
Coppi, nelle giornate di grazia, sembrava di un altro pianeta. Era alto 177
cm., snello, conformato in modo strano con un torace da pollo ma capacità
respiratoria immensa, arti inferiori da longilineo ma cosce ipertrofiche, atteggiamento in bicicetta
quasi fosse stato disegnato in perfetta simbiosi con il mezzo meccanico. Un
fantasioso giornalista dell'epoca lo paragonava a un airone: in effetti la
sua morfologia era tale che giù dalla bicicletta era goffo, sulla bici
sembrava costruito in un tutt'uno, mezzo uomo e mezza bici, fuso con la
bicicletta come un centauro della mitologia greca era fuso con il cavallo. Ci
sono stati campioni meno fragili, come Indurain o Armstrong, di grande stile come Anquetil o di suprema
eleganza visiva oltre che atleticamente efficientissimi, come il Contador che
ammiriamo oggi, ma nessuno può scalfire il mito di Coppi, che quando non era
fratturato in qualche osso o nello spirito (gli dovette pesare molto la vicenda
famigliare) e se era ispirato, era imbattibile, di una superiorità
schiacciante, irresistibile. Come se volasse. |
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Francesco
Dallera 2010 |