Gauguin e Van Gogh a Brescia 12.03.06

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Meravigliosa mostra: le due ore e mezzo di attesa una domenica mattina (senza prenotazione) sono state ben spese. Folle enormi si accalcano alle mostre pubblicizzate e certi musei sono vuoti. Con un po’ di presunzione, chi ha visitato con passione per anni le pinacoteche del mondo tende a snobbare le mostre dove occorre prenotare con largo anticipo, frequentate da gruppi organizzati, ragazzi trascinati dagli insegnanti e ultimi arrivi nel settore della cultura. Ma questa è davvero una mostra speciale e anche l’intenditore più snob e più colto deve ammetterlo.

In uno spazio espositivo ampio, elegante (il grande complesso del Museo di S.Giulia) sono esposti molti dei migliori dipinti di Gauguin e di Van Gogh. Le opere sono tutte di livello eccezionale. La qualità assoluta, fine ( che le riproduzioni perdono completamente *** ) della pittura di Gauguin, con i più delicati passaggi di colore e i contrasti più originali e magici; il carattere luminoso, come si trattasse di quadri su vetro retro-illuminato, di Van Gogh all’apice dell’espressività, sono apprezzabili in una quantità di splendidi esempi. Sono numerosi i dipinti del periodo che dell’uno e dell’altro preferisco: per Gauguin quello subito prima di Tahiti, già maturo ma ancora europeo; per Van Gogh quello tardo ma non proprio nelle fasi folli, quando cioè i tratti sono organizzati e armonici (nei quadri dei momenti più schizofrenici, Van Gogh è intensissimo, grande pittore, ma indubbiamente denota il disordine mentale con stonature nei tratti di pennello, come in una grafia paranoica. I ritratti degli ultimi anni non mi sono mai sembrati tra le opere migliori). Anche se avevo già visto nei diversi musei, o in mostre precedenti, quasi tutti i quadri, compreso il Gauguin di S Paolo visto a Monza anni fa, sono stato molto colpito da alcuni. Di Van Gogh: il Campo con due conigli, i Girasoli (conservato a Berna, datato 1887, cornice in legno non laccato, forma tendente al quadrato 50x60, sviluppato con straordinari segmenti di colore tratteggiato), le Farfalle in giardino (dell’89).

Di Gauguin: I covoni gialli, ben noto, del Museo d’Orsay, Paesaggio della Martinica, della National di Edimburgo, e (mai visto prima) Notte di Natale, di sapore naïf, con la neve, del 1902 o 1903, conservato a Indianapolis, racchiuso in una magnifica cornice dorata seicentesca. Le cornici sono quasi tutte straordinarie: escluse quelle del museo di Otterloo – moderne e uguali fra loro – sono d’epoca e di grande pregio: barocche o rococò francesi o italiane, alcune tipiche nere olandesi seicentesche, altre addirittura rinascimentali, lavorate a bulino; altre ancora neoclassiche o più tarde, ottocentesche, di qualità comunque eccelsa. Il che attesta l’enorme considerazione – del tutto giustificata – che hanno conseguito nell’arco dello scorso secolo i due artisti.

Come premio supplementare a chi ha sopportato prenotazioni difficili o code (e pagato 15 €), una bella quantità di dipinti di Millet (gruppo di Barbizon), ispiratore del primo Van Gogh, alcuni molto suggestivi e toccanti. Provengono dalla collezione del Museo di Boston.

Quando ho visitato la mostra, erano esposti anche i De Pisis della collezione Rimoldi di Cortina. Il ricco cortinese, che poi con altri dipinti moderni ha costituito un bella raccolta pubblica nel centro di Cortina, ospitava De Pisis e altri pittori e si faceva dare quadri. Quelli di De Pisis sono particolarmente belli e originali nei soggetti montani.

*** Nessun pittore perde nelle riproduzioni come Gauguin. Gli accostamenti di colore diluito ma personalissimo, deciso, misterioso (uncanny, si direbbe in inglese), sono completamente distrutti anche nella più fedele riproduzione. Picasso non perde quasi nulla da una buona riproduzione fotografica di sue opere. Modigliani nelle fotografie dei dipinti è penalizzato nel calore dell’impasto cromatico e nel miracoloso modellato. Van Gogh perde molto, il senso di quadro su vetro retro-illuminato si attutisce, naturalmente; ma il senso di qualità apparente non è mai compromesso come per Gauguin.
 


Francesco Dallera

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