Lorenzo Lotto

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Lotto è veramente pittore singolare. Lo si definisce "antiaulico". In realtà è un grande artista allineato con l'ufficialità, capace di rispondere alla committenza più esigente del tempo, che a volte  si sintonizza su una lunghezza d'onda naïf, con risultati alterni.   Importanti dipinti del Lotto sono a Bergamo, all'Accademia Carrara e nelle chiese. Una delle opere migliori è la pala di S. Bernardino – da poco riportata a colori stupendi dal restauro –, a Bergamo (chiesa di S Bernardino in Pignone; occorre che disturbiate il sacrestano o il parroco perché la troverete chiusa), con l'angelo che si volta verso di voi.  La qualità di Tiziano è costante, il tono è sempre solenne, sia nella fase giorgionesca, sia in quella matura, come nella commovente fase senile. Lotto in certi dipinti è disarmonico e approssimativo nel disegno.
 

un dipinto "ingenuo" del LOTTO

Se Michelangelo giudicava Tiziano cattivo disegnatore (i fiorentini si sentivano superiori nel disegno ai veneziani e a tutti e non si può dare loro torto guardando la  piccolissima, sproporzionata testa di Diana nel dipinto con Atteone di Edimburgo), che cosa avrebbe detto di Lotto?  In alcuni casi i volti popolareschi scivolano verso la caricatura. Lotto sembra aver guardato e assorbito la pittura-verità dei fiamminghi, mescolandola con quella più accademica dell'Italia rinascimentale. Non sempre il risultato è equilibrato e coerente. Dove, però, il carattere naïf, che per un pittore di questo livello è limitante, è tenuto a bada dal tono alto dello stile, allora si traduce in prodigiosa freschezza e originalità espressiva.

Si è a volte contrapposto Lorenzo Lotto a Tiziano. Con Tiziano ha da condividere ambiente, epoca, quindi affinità nel colore (acquisito a Venezia anche da Durer) e nell'organizzazione spaziale. Ma, a parte l' analogia di tecnica pittorica per la formazione veneziana contemporanea, non c'è sintonia fra i due e ha poco senso confrontarli. Tiziano  è artista assoluto, emblematico di una civiltà pittorica – la Venezia della prima metà del Cinquecento – fra le più alte di sempre. La qualità delle opere è, nelle sue varie fasi, sempre di massimo livello e tensione, con uno stile costantemente sostenuto pur senza retorica. Lotto è rappresentativo in maniera parziale; ispira simpatia, ha momenti solenni, è ancor meno convenzionale, ma inclina al pittoresco, è diseguale, trasmette in diverse occasioni un senso di ingenuità. Sebbene mascherato dai modi rinascimentali e da una superba qualità tecnica, fa pensare in certe opere ai pittori folk americani del Sette-Ottocento (Bambina in rosso al Terra Museum di Chicago di Ammi Phillips).

I dipinti più ingenui si alternano con quelli più nobili senza una precisa relazione temporale. Sono grandi la  Pala dell'Assunta di Asolo (con una punta di naïf contenuto, originale e curioso, nella barba triangolare e puntuta del Santo Abate proiettata in avanti per via del capo che guarda in alto) e quella di S. Cristina al Tiverone (connesso dalla critica alla pittura nordica), entrambe dei primi anni del Cinquecento (dunque di un Lotto – nato nel 1480 – poco più che ventenne). In altri dipinti, se dimentichiamo il soggetto sacro, l'ispirazione appare sul genere di quella che due secoli dopo caratterizza Russeau il Doganiere. Sono di sapore fortemente ingenuo, per esempio, l'Annunciazione di Recanati (con il gatto-demonio in fuga trasversale), che rovescia con originalità la tradizione rappresentativa dell'episodio sacro ma è di livello pittorico molto inferiore rispetto ai migliori dipinti, e l'Elemosina di S. Antonino (Venezia S. Giovanni e Paolo, con la puerile assonanza delle teste dei frati in alto e dei questuanti in basso), opere assai più tarde. Ma è tarda eppure magnifica l'Adorazione del 1535 recentemente esposta al museo diocesano di Milano, magnifica la Pala di S. Bernardino a Bergamo del 1527, mentre trovo ingenuo il Ritratto di coniugi del 1524 di S. Pietroburgo. 

Uno strano intreccio di cromatismo di grande qualità artistica e livello di stile discontinuo.  Ci immaginiamo Lotto sprovveduto quanto Tiziano era diplomatico, accorto e abile pubblicitario di se stesso. Sappiamo che era argomento di burla da parte dello stesso Tiziano e del suo  cinico amico Pietro Aretino. Forse anche per questa fragilità, corrispondente a momenti di depressione psicologica e cedimento artistico, Lotto è personaggio che suscita, così indifeso, ammirazione e simpatia.

Allievo probabilmente di Alvise Vivarini, ebbe modo di vedere Bellini,  Giorgione, Cima, Durer che soggiornò due volte a Venezia nel periodo d'oro della città. Fece le splendide opere di Treviso, poi fu per breve tempo a Roma dove non si trovò bene ma riuscì a influenzare Raffaello nel colore; a Bergamo  vide Moretto e Savoldo. Nelle Marche andava e veniva, come in un luogo di relax, di vacanza, di meditazione. Fu attento a tutti i pittori con cui entrò in contatto compresi i Leonardeschi e forse Holbein (al quale è accomunato dalla fedele e magnifica riproduzione di tappeti del periodo, così frequenti nelle sue pale, tanto da prestare il nome – "Lotto" – a una tipologia di tappeto anatolico). Certo il suo cromatismo è meraviglioso  e grande è la sua originalità nelle opere più riuscite. La fantasia e la spontaneità gli fanno perdonare volentieri le ingenuità e le approssimazioni di di stile, del resto limitate ad alcune opere.
 


Francesco Dallera

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