L’opera rock degli WHO Tommy è del 1969. Nel ’75 il regista – allora sulla cresta dell’onda – Ken Russel, famoso per un cinema sanguigno, personale, spesso ai limiti del kitsch, ne trae un film di due ore, senza un attimo di respiro; un film violento, estremo, non privo di momenti volgari, eppure fedele allo spirito degli autori dell’opera. Forte e a volte troppo crudo, ma energico, incalzante, pieno di fantasia, inventa di continuo immagini propulsive che prendono ritmo dalle meravigliose musiche e a loro volta alle musiche danno spinta. Gli attori sono professionisti famosi: Oliver Reed, la bella Ann Margret, perfino Jack Nicholson che fa il dottore ("He seems to be completely unreceptive…") e cantano loro stessi; Pete Towsend, lo Who autore, interpreta Tommy adulto e canta le parti principali. Sono state aggiunte alcune integrazioni per dare un senso più compiuto alla rappresentazione drammatica con una vera e propria trama. Da queste lievi modifiche l’opera non è svantaggiata, sono coerenti e ben inserite. Russel calca molto la mano sui motivi più tipici dell’epoca e della cultura rock: gli elementi psichedelici, trasgressivi, visionari, ma sottolinea con altrettanta forza la volontà degli autori di terminare con un canto che è una proclamazione di fede, dopo una serie di esperienze o prove in cui il regista ha estratto dal cilindro la sua predisposizione alle scene crudeli e ripugnanti.
A mio parere, in ogni modo, il film ha valorizzato l’opera, le ha dato visibilità mondiale senza tradirla, conservandone il significato profondo e rispettandone l’aspetto musicale, che è di altissimo pregio e si esalta nelle scene del film.