La caduta di capelli chiamata alopecia androgenetica fino a pochi anni fa era incurabile. Nella sua forma conclamata lascia solo una corona nella parte posteriore e laterale del capo, nei soggetti più sfortunati già prima dei trent’anni. Nella maggioranza dei casi la progressione è più lenta, l’esito più blando. Chiamata "calvizie di tipo maschile", può colpire però anche le donne, specialmente dopo la menopausa, sebbene in misura più lieve. La famigliarità ha notevole influsso e sono gli androgeni – ormoni maschili – che, agendo su follicoli predisposti, li atrofizzano. I calvi non si diano arie: non hanno più ormoni degli altri, hanno semplicemente follicoli più sensibili. Una cura radicale sarebbe l’eliminazione delle fonti di androgeni o la somministrazione di estrogeni, ma nessun uomo accetterebbe simili soluzioni (gli eunuchi non erano mai calvi). Il capello grasso, untuoso (seborrea del cuoio capelluto) può essere associato alla calvizie e può essere migliorato o risolto da prodotti adatti di detersione, ma non è il motivo della caduta: sono conseguenze separate di una stessa causa e curare la seborrea non significa migliorare la caduta.
Il minoxidil in lozione o gel, dal 2 al 5%, e la finasteride in compresse per uso orale, 1 mg per giorno, sono efficaci in un certo numero di giovani minacciati dalla calvizie.
Il minoxidil, commercializzato nel 1988 dopo lunga sperimentazione, conosciuto come farmaco orale per l’ipertensione, aveva mostrato di far ricrescere i capelli in alcuni pazienti calvi che lo assumevano come ipotensivo (segnalazione del 1976). Dopo dodici anni di studi e messe a punto, ricevette l’approvazione della FDA (Food and Drug Administration, ente americano per il controllo dei farmaci); alle concentrazioni e con gli eccipienti suggeriti ha raramente effetti collaterali, ma deve essere applicato a lungo, almeno tre mesi, perché si veda un effetto e, a intermittenza, deve essere impiegato forse per sempre per il mantenimento dei risultati.
La finasteride, introdotta di recente sul mercato farmaceutico per questa indicazione, è un antiandrogeno attivo anche su recettori di altri organi (è utilizzato a dose più alta nell’ipertrofia prostatica). Sebbene le statistiche assicurino un’incidenza molto bassa di effetti indesiderati con i dosaggi suggeriti, concettualmente la prospettiva di usare per anni un farmaco antiandrogeno in un giovane costituisce un deciso freno psicologico.
Qualche anno fa per consolare i ragazzi avviati alla calvizie, potevamo solo ricordare filosoficamente esempi di personaggi di successo che li avevano preceduti (Socrate, Alessandro Magno, Giulio Cesare, il quale ultimo si faceva elaborati riporti); ora si può almeno discutere una terapia vera, con i suoi pro e i suoi contro.
Nel settore sono frequenti le mistificazioni: si approfitta di una legislazione carente, che non tutela il consumatore, e diffonde messaggi confusi e trionfalistici su prodotti (uno di questi ha nel nome un’esplicita, puerile promessa di crescita, in comico contrasto con la nullità dell’azione reale) e dell’equivoca possibilità di vendere cosmetici come se avessero proprietà farmacologiche. Nessun preparato, lozione, pillola, fiala o cura di qualunque tipo ha probabilità di funzionare sull’alopecia androgenetica oltre ai farmaci suddetti, i soli ad avere alle spalle, per ora, una documentazione comprovante risultati concreti anche se non costanti.
Un tipo di caduta di capelli è destinato a ricrescita spontanea: il "telogen effluvium" provocato (a tre, quattro mesi di distanza) da stress importanti, malattie febbrili, parto; proprio su queste perdite diffuse, molto impressionanti ma avviate a recupero sicuro anche se non si interviene, qualsiasi cura acquisterà meriti non dovuti, sarà il finto motivo del successo.
Quasi tutte le cadute di capelli diverse dall’alopecia androgenetica e dal "telogen effluvium" – il caso più difficile e quello più facile, quello che può andar male comunque e quello che comunque va bene – sono guaribili in relazione diretta alla scoperta della causa. Fra i microelementi messi in rapporto a modificazioni dei capelli, il più importante è il ferro: i capelli sono sensibilissimi alla carenza di questo minerale e soprattutto le donne, che con le mestruazioni e le gravidanze perdono molto ferro, hanno difficoltà a compensare con l’alimentazione (l’intestino lascia passare una quantità minima di ferro per giorno, in virtù di un blocco dell’assorbimento che previene i pericoli di accumulo eccessivo). Anche prima che vi siano altri segni di sofferenza generale (anemia – il più grave e il più noto – ma anche alterazioni cutanee, facilità alla candidosi, stanchezza possono dipendere da difettosa disponibilità di ferro), i capelli, nella sintesi dei quali il ferro è coenzima fondamentale, mostrano fragilità e tendenza a caduta. L’osservazione combinata di esami come la sideremia (ferro circolante), il dosaggio di transferrina (proteina di trasporto), ferritina (proteina di deposito), e alcuni parametri dell’esame emocromocitometrico (quantità e concentrazione di emoglobina nei globuli rossi e loro volume), ci forniranno un inquadramento e diranno per quanto tempo il ferro dovrà essere prescritto. Scelta del preparato e spiegazioni accurate sono decisive per la riuscita, dato che il ferro per bocca può creare disagi a stomaco e intestino e per iniezioni non è privo di inconvenienti; si deve considerare che un arricchimento dell’alimentazione non è sufficiente se vi è una reale carenza (a dispetto di quanto spesso si legge sulla pubblicistica delle medicine "naturali") e che la terapia si deve protrarre per almeno tre mesi.
Altre ragioni mediche generali che alterano la crescita dei capelli sono le malattie della tiroide, sia l’ipertiroidismo che l’ipotiroidismo (tiroide superfunzionante e sottofunzionante). Inutile aggiungere che, in questi casi, fatta la diagnosi, il problema sarà corretto dalla cura dell’anomalia di fondo.
L’alopecia areata inizia con chiazze circolari di cute lucida prive di capelli, che possono estendersi e confluire. Molto raramente, in uomini o donne, tutti i peli del corpo cadono. Il meccanismo che conduce all’alopecia areata è un’anomalia immunologica che attacca i follicoli, la causa scatenante è, spesso, uno shock emozionale (uno spavento, una malattia, una situazione minacciosa). La risposta ai derivati cortisonici per via locale e sistemica è, spesso, ottima, specialmente se l’impiego è precoce; altri farmaci che agiscono sul sistema immunitario sono in fase di studio.
Cause dermatologiche, come infezioni micotiche (da microfunghi), che troncano il capello alla base dando alla zona un aspetto pulverulento, sono riconoscibili da un’osservazione specialistica o eventualmente con esame microscopico.
Qualche volta la caduta ha motivi non subito intuibili: per esempio nei bambini, a seguito di stress scolastici o disagi famigliari o relazionali, è frequente la tricotillomania, abitudine mascherata e inconsapevole a strapparsi con un movimento meccanico piccoli ciuffi nello stesso punto: l’esito è un’area irregolare senza capelli che può confondere se non ci si accorge della compulsione del bambino.
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