Cortisone

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"Cortisone" è una parola che fa paura. I corticosteroidi o cortisonici, farmaci derivati dal cortisone, sono potenti antinfiammatori, dotati anche di altre attività, che hanno rivoluzionato le possibilità e le prospettive della terapia medica, migliorando la sopravvivenza, dominando le sofferenze di un gran numero di persone e spesso risolvendo definitivamente situazioni critiche e altrimenti mortali.

È singolare che  farmaci con simili meriti siano circondati da un’aura di antipatia che ha pochi uguali. Un motivo è certamente da ricercare nel genere di malattie – gravi -- cui sono stati destinati i cortisonici per i primi anni di uso: vederseli prescrivere significava, per il paziente, diagnosi severa e pronostico sfavorevole. Una seconda ragione è negli effetti collaterali che accompagnavano invariabilmente il capostipite, effetti che hanno giustificato l’associazione mentale fra cortisonici e deformazione somatica, aumento di peso, disturbi da ritenzione salina, diabete, smagliature, fragilità ossea, crescita di peli, acne. C’è poi, forse, un riflesso subliminare fonetico negativo che viene dal nome del primo della famiglia, "cortisone", tuttora sbrigativamente impiegato per antonomasia, anche se gli attuali prodotti si discostano molto dal loro precursore.

Molti di noi si trascinano dall’infanzia una preferenza per i diminutivi e i vezzeggiativi: la parola "cortisone" non attrae; per di più, l’idea di grosso che suggerisce, collima con alcuni degli effetti secondari più temuti.

Analoghi di ormoni naturali della corteccia surrenale, i farmaci cortisonici sono impiegati in situazioni molto diverse fra loro: artriti, malattie dei connettivi, vasculiti, malattie infiammatorie intestinali, anemie autoimmuni, condizioni traumatiche, malattie batteriche e virali, tumori, collassi circolatori, asma, reazioni allergiche, disordini immunitari in genere.  Il meccanismo biochimico che fa da comune denominatore dell’azione è una modificazione della velocità di sintesi delle proteine.

La potente soppressione infiammatoria, che rende tanto preziosi questi farmaci, si giustifica con l’attività sui recettori cellulari. Somministrati per pochi giorni, in situazioni acute, i corticosteroidi non devono incutere timore: non hanno quasi mai conseguenze spiacevoli, sono ben tollerati e permettono di risolvere in modo folgorante condizioni pericolose. Quanto all’uso prolungato – per patologie come asma o artriti o malattie croniche resistenti ad altri farmaci – è nelle mani del medico soppesare bene vantaggi e svantaggi e decidere, con la collaborazione del paziente prima e durante la cura, tipo di farmaco -- in una scelta di numerose varianti -- modalità di somministrazione, dosi, durata. Vale il principio del male minore.

Tuttavia i rischi sono oggi, con i cortisonici più recenti, ben controllabili; quasi trascurabili se le dosi possono essere contenute entro valori critici e se si effettuano i controlli di laboratorio opportuni.

 


Francesco Dallera

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