Dermatologia e Medicina Generale

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Mi è piaciuta molto la medicina interna, cioè la pratica di una medicina a livello specialistico ma capace di abbracciare l'organismo nel suo insieme, senza perderne di vista l'unitarietà, possibilità oggi quasi del tutto negata: il moltiplicarsi delle conoscenze scientifiche e soprattutto la superspecializzazione nelle tecnologie ha indotto negli ultimi decenni a una frammentazione sempre più accentuata, la figura dell'internista è messa da parte, scavalcata nel concetto attuale da quella dei superspecialisti.

Quando, da giovane, praticavo con passione la medicina interna in ospedale, quando era ancora ragionevole curare nello stesso reparto malattie di cuore, di fegato, di intestino, dell'apparato endocrino e così via, ho sentito il desiderio e la necessità di saper leggere meglio le manifestazioni della pelle: è paradossale che si facciano esami complessi, invasivi, impegnativi, per trarre informazioni in più utili alla precisazione diagnostica e non si sappia interpretare affatto le informazioni presenti sulla cute, all'esterno, facilmente osservabili. O meglio: le sanno interpretare i dermatologi, ma occorre che vengano interpellati e affinché questo succeda l'alterazione deve essere osservata e destare un certo grado di sospetto.

Noi osserviamo ciò di cui abbiamo una chiave di lettura e alterazioni a volte significative sfuggono: sono guardate ma non viste, non sono percepite come importanti se non si ha una buona conoscenza del suo significato e delle possibili correlazioni.

Sapere interpretare con relativa sicurezza iI senso, locale soltanto oppure generale, connesso con altri organi, delle manifestazioni sulla cute, offre un immediato contributo al medico nell'inquadrare iI paziente. Unghie "a cucchiaio" orientano verso una carenza di ferro, unghie gialle verso un'alterazione della funzione tiroidea, angiomi stellari multipli e cospicui fanno pensare a disfunzione epatica, mentre gli angiomi a ciliegia, a volte più vistosi, non sono rilevanti come indizi di malattia.

L'attribuzione della causa di un prurito o un'orticaria a un alimento, così diffusa, spesso è scorretta, legata a una tradizione che dà la colpa di tutto a quello che si mangia. Può essere giusta, ma occorre prima escludere che si tratti di un prurito dovuto semplicemente a pelle disidratata o a un fenomeno da strofinamento (dermatografismo, orticaria factizia, cioè provocata), a sua volta possibile conseguenza di ipertiroidismo. Insomma, avere presente tutte le cause verosimili.

 


Francesco Dallera

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