Mi piace, in certe giornate di novembre o dicembre, la nebbiolina rosea che al mattino o nel tardo pomeriggio, viene appena penetrata
dal sole che non riesce a bucarla del tutto. Pur
essendo molto tipica della pianura padana, non è stata un soggetto prescelto
dai pittori di paesaggio locali. Eppure rende il
paesaggio molto poetico. Ha riprodotto in diversi dipinti una condizione
simile, il grande Turner, ispirato da paesi lontani
dalla Padania, che però
offrono giornate e momenti simili. Non tutto mi piace di Turner.
Non mi piacciono i quadri di Venezia: non sembra Venezia, semplicemente.
Riconosco di più Venezia, per fare un salto pindarico, nei panorami notturni
di Franco Rognoni, sebbene non ne rispetti ma, anzi,
ne stravolga i colori e, naturalmente, trovo eccezionalmente fedeli all'emozione
che la città trasmette, dipinti di Canaletto e di
Francesco Guardi.
Canaletto guardava più a Venezia soleggiata, Guardi
a Venezia nuvolosa o almeno a cielo velato. La sensazione del cielo velato è
addirittura presente anche nei bellissimi disegni inchiostrati monocolori del
Guardi, nervosi, mossi e fantasiosi, aderentissimi all'idea che abbiamo della Venezia settecentesca, trasmessaci da
Casanova e da Goldoni. I numerosi seguaci
contemporanei, da Marieschi in poi, o epigoni del
secolo successivo, si sono allineati più a Canaletto.
Uno dei più grandi pittori di sempre nel rendere l'atmosfera di un paesaggio è stato Bellotto, nipote di Canaletto e spesso nominato egli stesso come "Canaletto"; e non solo nelle vedute veneziane, ma in
quelle delle altre città in cui ha lavorato. (I suoi
dipinti di Dresda sono stati preziosi, tra l'altro, insieme alla
documentazione fotografica, per la ricostruzione postbellica della città
storica distrutta dai bombardamenti). La resa del clima, del tempo come
"wheather", della stagione, del momento
della giornata, hanno, nei suoi quadri una poesia indicibile per la commossa
precisione di luce. Sono splendide (e a portata di mano per me) le due vedute
della Gazzada a Brera,
paesaggi meravigliosi, vibranti.
I dipinti che a più alto livello artistico sono stati capaci di cogliere il
tempo atmosferico trasmettendolo all'osservatore con la magia dell'arte, sono
- credo - quelli delle stagioni di Pieter Brueghel il Vecchio.
Tre sono a Vienna e non ci si stanca di ammirarli nel museo che li ospita,
capolavori fra i capolavoriì: il primo in ordine
temporale rappresenta un giorno di febbraio-marzo della campagna nordica,
nella imminenza della primavera ed è titolato tradizionalmente "Giornata
buia". C'è un cielo oscuro e minaccioso, un fiume con
le acque agitate, contadini intenti alla potatura dei salici, si vedono
alberi con i rami secchi, bambini con cappelli di carta a corona. La
sensibilità di Brueghel alla fenomenologia della
natura e il prodigio tecnico-pittorico con cui la traduce sulla tavola sono
insuperate. Il secondo dipinto ("Primavera") era già perduto nel
Seicento. Il terzo ("Fienagione", che rappresenta la prima estate)
è sui toni del verde e si trova a Praga. Il quarto è
l'"Estate" del Metopolitan di New York,
giallo-ocra chiaro: osservandolo, sembra di sentire la calura del
luglio, la stanchezza dei contadini sdraiati fra i covoni e l'odore buono del
grano falciato di fresco. Gli ultimi due sono ancora a Vienna, accanto al
primo. L'"Autunno", ocra scuro, con le mucche che rientrano, dà una
sensazione palpabile del clima e del colore autunnale e trasmette un
incredibile sentimento. E anche chi non è molto interessato
all'Arte penso sia rimasto colpito dal pathos dell’Inverno", con i
cacciatori curvi al ritorno, i cani affaticati, la neve, i corvi nel cielo, i
bambini, i pattinatori in lontananza. Certo il più bel paesaggio innevato
della pittura di tutti i tempi (non il primo: i fratelli Limbourg
hanno dipinto la neve nel loro famoso codice miniato di Chantilly).
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