Ercole De Roberti, nella piccola Ultima Cena (National Gallery di Londra), dipinge davanti a Gesù un’alzata scura che precorre quello che siamo abituati a vedere in Cezanne, Morandi e altre innumerevoli opere contemporanee: è asimmetrica, un po’ sbilenca, ha un lato più lungo. Di fronte a una simile osservazione, si è subito portati, con impulso profano, a chiedersi se sia un esito voluto o meno. Per Cezanne è più facile dare una risposta: si dice che sacrifica la correttezza del profilo per ottenere tutto il resto. Per Morandi, che l’incertezza, l’imprecisione, il contorno tremulo, aggiungono trepida poesia alle nature morte e ai paesaggi. Ma De Roberti? Si può ammettere che, ai suoi tempi, abbia ragionato da moderno in misura così marcata? E d’altra parte, non sarebbe stato capace, grande pittore com’era, di fare l’oggetto più regolare, più diritto? E, spingendoci più avanti, secondo un interrogativo già stilistico - formale: meglio se l’alzata fosse regolare, simmetrica, o meglio così com’è?
Cominciamo dalla risposta all’ultima domanda: meglio così. Decentrata rispetto al busto di Cristo, l’oggetto lo continua in basso, ma l’effetto, perché lo stelo non è perfettamente centrale, è meno pedante. Nell’asimmetria c’è una simmetria interna, per cui il piede è squilibrato in senso opposto alla coppa, il lato che cresce nell’uno, manca nell’altra. Anche la rotondità prospettica dei due lati della coppa, riesce a creare un effetto diseguale che, visto in un’ottica moderna, è meno monotono.
Da come immagino io la faccenda, De Roberti non cerca consapevolmente l’effetto; si "lascia" essere impreciso per un istinto d’artista, portato dalla necessità stilistica e, quasi, non vede la coppa storta, sopprimendo la pignoleria in funzione del risultato stilistico. Non dice a se stesso "dipingo la coppa storta", ma, una volta che l’esigenza estetico - formale lo ha indotto a deformare, spostandogli il pennello da una parte piuttosto che dall’altra, è contento dell’esito e non lo corregge.
Comunque sia, quella alzata di colore scuro posta sulla tavola dell’Ultima Cena, precorre di almeno quattro secoli immagini a noi rese famigliari dalla pittura del nostro secolo. Ho anche l’impressione che molti artisti del XX secolo (Cezanne, Picasso, Braque, Morandi e, di riflesso, un’infinità di pittori di nature morte) si siano ispirati a quella piccola immagine, includendo spesso nelle loro opere una figura molto simile a quell’alzata