Fuoco di S.Antonio

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Fuoco di S Antonio indica nel linguaggio comune l'herpes zoster, una manifestazione neuritica e dermatologica dovuta al riacutizzarsi del virus della varicella.

Il nome popolare viene da lontano: nel Medio Evo indicava un'intossicazione causata dal microfungo claviceps purpurea (o ergot), che inquinava la segale, cereale impiegato ampiamente nell'alimentazione delle popolazioni nordiche. Diffusa quindi nel Nord Europa, aveva come luogo di cura ideale un santuario-ospedale "specializzato" dedicato a S.Antonio, l'abbazia gotica di Ranverso, cui era annesso un luogo di ricovero, all'inizio della Val di Susa, nelle vicinanze di Torino.

L'analogia dei sintomi ha confuso poi le denominazioni. Arrossamento della cute con vescicolazione e dolore urente erano le conseguenze tipiche della tossina fungina, gravemente fastidiose a volte, tanto da indurre a pellegrinaggi fino al santuario in fama di miracoloso. Una causa probabile di miglioramento stava nel fatto che i pellegrini nel lungo cammino passavano al pane di frumento – che si consumava nel Sud Europa – dal pane di segale avvelenata. (Il termine segale cornuta si deve ai cornetti presenti sulla spiga infetta; pure il nome francese ergot, "sperone" dato alla claviceps purpurea origina da queste formazioni). Nel microfungo è contenuto anche l'acido lisergico, allucinogeno di moda fra intellettuali e scrittori americani di cultura alternativa negli anni Cinquanta-Sessanta (la cosiddetta beat generation, seguita dal periodo hippy), ma studiato anche come possibile contributo terapeutico in psichiatria.

Le allucinazioni causate da pane di segale infetta forse hanno avuto una parte nell'episodio delle streghe di Salem. Casi di intossicazione isolati sono documentati fino a sessant'anni fa.

Responsabile dell'herpes zoster, invece, è un virus che, dopo aver provocato la varicella, di solito durante l'infanzia, si annida vivo ma sopito dagli anticorpi nelle strutture nervose profonde. Può però riattivarsi, tornando a galla lungo le fibre sensitive fino alla superficie cutanea in corrispondenza del distretto di un nervo monolaterale. Per esempio, una branca del trigemino (volto) da un solo lato, o un intercostale, solo a destra o solo a sinistra. La distribuzione è importante per la diagnosi perché le singole lesioni sono indistinguibili da quelle di varicella o herpes simplex: vescicole piccole o bolle più grandi su un fondo arrossato.

La varicella prevale nei bambini fra due e i sei anni, lo zoster è raro prima dei quindici, più frequente sopra i 45.

Dolore, ipersensibilità, parestesie nell'area di pertinenza del nervo e ingrossamento dei linfonodi regionali precedono di alcuni giorni l'eruzione. Questa è costituita da arrossamento a placche su cui si formano presto grappoli di vescicole ombelicate, a contenuto sieroso inizialmente, poi purulento o emorragico con croste. Il dolore è variabile, a volte assente, a volte serio. Curioso ma puntuale che, se l'eruzione è precoce e segue di due-tre giorni il dolore, in genere il quadro si risolve nel tempo fisso di 2 settimane e mezzo, se la latenza è lunga, più lenta è la guarigione. Il dolore nella fase precedente l'eruzione, senza l'indizio sulla pelle, a volte è ingannevole e fa pensare a una polmonite – se al torace – o a una malattia viscerale – se all'addome –. Nelle occasioni sporadiche in cui l'eruzione non compare affatto (zoster senza zoster), l'identificazione della causa del dolore è problematica e solo uno studio della situazione anticorpale può essere d'ausilio. Febbre, mal di testa, malessere generale sono spesso presenti e qualche volta, nell'anziano o nel soggetto con ridotte difese, lo zoster si generalizza come una nuova varicella.

Le localizzazioni ai nervi cranici sono quelle più esposte a complicanze. Se è colpita la branca oftalmica del trigemino possono conseguire congiuntivite, cheratite, iridociclite, glaucoma secondario, più probabili quando le vescicole coinvolgono il versante nasale. Malattie debilitanti, stress gravi, situazioni di affaticamento fisico favoriscono lo zoster.

L'herpes zoster non si ripete nella stessa persona (meno dell'1% di recidive).

Sono oggi disponibili farmaci capaci di abbreviare il decorso. Devono essere impiegati possibilmente entro 72 ore dai primi sintomi: terminata la replicazione del virus, gli antivirali sono inutili.. I cortisonici, quando il dolore è moto forte, aiutano a prevenire la nevralgia post-erpetica (frequente negli anziani), che può essere molto fastidiosa ("ghiaccio che brucia") e perdurare mesi o anni lungo il nervo interessato.

L'herpes zoster può contagiare chi non ha mai avuto la varicella. Un bambino non ancora immunizzato, dal contatto con uno zoster facilmente riceverà la varicella.


 


Francesco Dallera

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