Ferdinando Giovati: corniciaio e gallerista

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Da tempo ho in mente di scrivere su Ferdinando Giovati (Nando), che frequento da venticinque anni. Andavo spesso a Parma per lavoro e, passando in auto sulla Via Emilia per l’Ospedale, appena entrato nella città, vedevo una vetrina con quadri e cornici. Ė stato irresistibile fermarmi e ci ho trovato tesori: cornici originali e sobrie, mai viste prima, oltre a cornici vecchie e antiche, accostate a dipinti di pittori locali a me sconosciuti ma tutti interessanti, incisioni di Sutherland, piccoli quadri di Carlo Mattioli, disegni del bizzarro pittore-scrittore naïf Ghizzardi e di altri naïves emiliani. In un meraviglioso disordine da soffitta delle favole, pareti fumose, cose preziose per valore affiancate ad altre di poco costo e tuttavia preziose per gusto. Con una smania di gioventù e l’esigenza di quadri per una casa nuova, questo era un luogo ideale cui attingere: si prestava a scelte povere ma di gusto, artisti non consueti, qualche autore noto con opere originali e insolite. Primo acquisto, un vecchio splendido dipinto di Claudio Spattini, una natura morta di sapore morandiano, però più libera e sanguigna, corposa eppure incantata, su toni blu polverosi, azzurri "carta da zucchero" insieme a timbri più scuri. Alcuni dei migliori (più vecchi) quadri di Spattini sono veramente ammirevoli. Melograni e girasoli i soggetti preferiti, intrecci di verdure con richiami a Cezanne, in versione emiliana – che non significa meno nobile – a volte spinti fino a un cubismo elegiaco, addomesticato ma non provinciale. Da Giovati ho trovato opere di Spattini di fascino raro: pur ricalcando formalmente modi non particolarmente originali o moderni, il livello qualitativo di alcune opere degli anni sessanta è eccezionale (qualità e rigore purtroppo non mantenuti nella produzione recente, più che decorosa ma ripetitiva, stanca e mancante di una vera tensione artistica).

Un altro pittore di cui ho trovato lì bellissime opere è Stefano Spagnoli, in anni recenti assessore alla cultura di Parma, artista ispirato e intelligente in ogni cosa che fa: colto, moderno, eclettico, fantasioso, spazia da una personale visione"liberty" di personaggi o costruzioni surreali, a raffigurazioni di solidi geometrici rischiarati da luce crepuscolare, mostrando di avere guardato e pensato a Klee, Picasso, Schwitters, Afro e Poliakoff, con padronanza di sfumato, collage, olio, acquerello e assemblaggio utilizzati di volta in volta con finezza e maestria seducenti.

Giovati, ora, ha un’ordinata galleria affacciata su un cortile che permette comodamente il parcheggio, dietro il laboratorio dove prima c’era tutto il negozio – dove lavora come artigiano corniciaio il fratello più giovane, che resta dietro le quinte ma è brillante nella parola e abile con le mani – galleria in cui organizza mostre ragguardevoli. I fratelli Giovati sono i soli cui affiderei alla cieca, sicuro di essere soddisfatto, qualunque opera anche di gran pregio da incorniciare, un compito che a nessun altro cederei senza preoccuparmi. I soli che possono farvi una cornice nuova, partendo da un’asta industriale (una striscia di legno comune prodotta e lavorata in serie) rendendovela , con patine e acidi opportuni, più bella e adatta al quadro di una antica. I soli che vi dicono volentieri i loro segreti, spiegandovi gli ingredienti che usano e le proporzioni approssimative di colla, colore a tempera oppure oro in polvere, bitume, cera – indicandovene anche la marca commerciale Nando riferisce riconoscente di aver molto imparato (trucchi e gusto degli abbinamenti) da un restauratore-stuccatore, decoratore di edifici e chiese di nome Nosvelli, noto nella Parma di qualche decennio fa.

Sono così belle le sue cornici, specialmente quelle fra l’ocra e l’arancio, bicolori, così ben riuscite, antichizzate in modo garbato e non copiate da modelli visti, che si trovano ormai riciclate nei mercatini della zona, proposte come oggetti di piccolo antiquariato; articoli rari dato che questa produzione si è quasi esaurita negli ultimi anni (gli impegni di galleria hanno avuto la prevalenza sull’attività artigianale di corniciaio).

Nando Giovati è un personaggio di forte carattere. Simpatico, travolgente dall’alto della sua statura e nei suoi abiti trasandati, che gli calzano adatti come una divisa, conversatore colorito qualunque sia l’argomento (con frequenti divagazioni nel dialetto di Parma), è un’autorevole conoscitore di dipinti e artisti soprattutto emiliani, oltre che un asso irraggiungibile sulle cornici. Radicato profondamente nella città, conversa bonariamente di molti personaggi del passato e del presente collegati al mondo artistico locale e dei dintorni, dei trascorsi politici degli uni e degli altri, delle vicissitudini famigliari, lavorative, trasgressive, etiliche, magari giudiziarie delle persone di cui si parla (a volte temperamenti ribelli ai canoni, dal tratto bohèmien o stravaganti al limite della vita regolare), non con spirito indiscreto ma piuttosto con benevola comprensione e ricchezza di aneddoti divertenti.

Io rimpiango un po’ il disordine divino che regnava nel vecchio negozio sulla Via Emilia, isola del tesoro con le pareti annerite, ora adibito a laboratorio; anche oggi, però, pur declassato, ha funzione parziale di magazzino e dunque vi potete scoprire vecchi quadri o bozzetti accatastati per terra o appesi alla rinfusa. Che siate nella galleria o nel laboratorio, oltre a guardare quanto esposto "ufficialmente", cercate ancora, sollevate i quadri appoggiati alle pareti, frugate sotto, fatevi aprire i cassetti dei mobili: salteranno fuori carte arrotolate, disegni, collages colorati di artisti geniali e sorprendenti. Potete scommettere che troverete qualche cosa di interessante, che magari nemmeno Nando ricorda di avere.
 


Francesco Dallera

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