Ipertricosi, irsutismo, peli superfui

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Un dipinto di Jusepe de Ribera (lo Spagnoletto), commissionato nel 1631 dal viceré di Napoli, curioso di prodigi e collezionista di mostruosità, ritrae Maddalena Ventura, una donna abruzzese cui spuntò una barba fluente durante una gravidanza a 37 anni. Nel quadro, esposto a Toledo, alla Fundacion del Duque de Lerma, allatta un neonato e si vede bene che – come supplemento di deformità – ha una sola mammella. Accanto, in penombra, c’è anche il marito-padre, con barba più modesta. Al Musée du Chateu di Blois è conservato il ritratto, proveniente dalla collezione Gonzaga, di Antonietta Gonzalvo, ragazza fenomeno per quanto era pelosa e, a quanto tramandato, fenomeno anche per intelligenza e cultura.

La donna barbuta ha sempre suscitato fantasie e leggende. Ora l’ipertricosi – aumento di peli nella donna – dal punto di vista medico, è spiegabile, diagnosticabile, curabile. Senza scendere in particolari, si devono tenere distinti i termini di irsutismo (peli presenti in sedi anomale) e ipertricosi (aumento di peli in sedi normali); e si deve precisare che tutto il corpo, anche nei bambini, è ricoperto da una fine peluria: sono anomali invece, quando in numero eccessivo o fuori dalle sedi abituali, i peli detti "terminali", lunghi, robusti, visibili, quelli cioè normalmente presenti sul cuoio capelluto, al pube e alle ascelle in entrambi i sessi e, nei maschi, in altre parti del corpo (tronco, arti). Il tutto è relativo anche all’area geografica e ai caratteri razziali che fanno da parametro: che una donna percepisca come giusta o eccessiva una certa pelosità dipende in parte dal modello culturale-estetico-educazionale, così che una siciliana del tutto normale per la popolazione del luogo sessanta anni fa, oggi si sentirà pelosa secondo i parametri dei magazine patinati o fra donne svedesi, così come un uomo giapponese si sentirà isolato e glabro fra greci e spagnoli bruni e coperti di peli. La risposta del follicolo pilifero allo stimolo ormonale è condizionata da fattori genetico-razziali: il testosterone – ormone maschile prodotto in misura minima anche nella donna (da ovaio e surrene) – stimola la crescita pilifera, più o meno, secondo la recettività individuale. Il problema concreto che spetta al medico risolvere è se vi sia reale aumento della produzione ormonale o solo esagerata risposta ad ormone normale, favorita da condizioni razziali o famigliari. I casi pratici – la più parte delle volte – non sono certo quelli delle donne da baraccone: si tratta invece di ragazze o donne giovani preoccupate di un aspetto che rientra nella normalità o al massimo è al limite dell’ideale estetico di oggi, ma aspirano ad avanzare ancor più verso la perfezione, eliminando – per sempre – i peli ritenuti superflui. Semplici dosaggi ormonali sul sangue e sulle urine, qualche volta indagini più complesse definiscono la forma e orientano sulla terapia, che può essere puramente rivolta all’aspetto cosmetico se non emergono disfunzioni, o diretta alla rimozione medica o chirurgica della patologia nei casi (rari) in cui questa sia evidenziata (un’irregolare produzione ormonale ovarica, per esempio). Il perfezionamento delle indagini di laboratorio ha  allargato la fascia di anomalie dimostrabili, ma i dati della storia clinica e un esame fisico accurato in genere forniscono orientamenti per anticipare i risultati del laboratorio (sono significativi, pur senza avere valore assoluto, l’età di comparsa e la irregolarità delle mestruazioni, la presenza di acne e di eventuali caratteri mascolini come alterazioni della voce e perdita di capelli, obesità o altre manifestazioni corporee). Antidoti degli androgeni contenuti in pillole contraccettive "dedicate" o a queste associati, costituiscono il cardine della cura medica in un gran numero di situazioni quando si decide di intervenire e spesso un periodo limitato di terapia consente la correzione, perché l’errore di produzione ormonale o di risposta periferica dell’organo bersaglio è temporaneo.

C’è chi, fedelissimo alla psicosomatica e sicuro di non poter essere smentito (è impossibile produrre controprove in questo ambito), sostiene che nel muovere i fili dei sottili squilibri ormonali, le ragioni psichiche abbiano una parte chiave: rifiuto del ruolo di donna, complessi di inadeguatezza, situazioni frustranti per la femminilità e così via. L’idea ha radici lontane. Ceronetti, pensatore e saggista brillante, che, proprio perché non è medico, riesce in argomenti medici a non essere noioso, cita ("Le barbe", in La carta è stanca) la leggenda di Wilgeforte, santa portoghese, che il padre voleva sposa a un pagano. Wilgeforte – cristiana – pregò Dio di essere liberata dal matrimonio indesiderato e fu esaudita: in una notte le crebbe una lunga barba.

 


Francesco Dallera

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