l'Opera |
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Personalmente,
metto al primo posto, con distacco, le opere di Mozart, capolavori assoluti, specialmente
quelle italiane con libretto di Da Ponte e in particolare il Don Giovanni,
prodotto di arte sublime. Poi metto Monteverdi (Orfeo) e Purcell (la
semi-opera The fairy queen). Haendel, grande in tutto e rasserenante.
Poi gli Who e, più giù, a pari merito, Gluck, Rossini -- che piaceva tanto a
Stendhal --, Bizet. Di Gounod non ho sentito quasi niente. Wagner è
profondamente suggestivo, certa sua musica è sconvolgente, ma non ho la
pazienza e la concentrazione per stare attento cinque ore. Lo ascoltavo a
pezzi, quando ero giovane e avido di cultura. Adesso, a pezzettini. Dirigere
o suonare come orchestrale le opere di Wagner deve essere una fatica immensa.
Ammiro i musicisti che si applicano così a lungo senza distrarsi. A Bayreuth
la fossa per l’orchestra, profonda, non permette al pubblico di vedere altro
che la testa del direttore. Il caldo estivo è opprimente nei giorni del
festival e le opere di Wagner, si sa, sono lunghissime. Si racconta che il
maestro Knappertsbusch, grande interprete wagneriano, vestisse per dirigere
la giacca del frack, con camicia regolamentare e cravatta a farfalla, però
senza pantaloni, in mutande. Io, sulle (scomodissime, si dice) sedie del
teatro, non andrò mai a seguire il festival wagneriano. Poi, continuando la
graduatoria ("ultim’in fundo"), l’opera dell’Ottocento italiano (Ella
giammai m’amò, Ah non credea mirarti) con un'eccezione per la musicalità
di Bellini. Credo anch’io, come suggerisce Arbasino (L’anonimo lombardo),
che, se Leopardi, amico di Bellini, gli avesse scritto il libretto, la Norma
sarebbe un capolavoro, ma così com’è risente della retorica incline al
patetico, goffa ai nostri occhi, dell’Ottocento italiano. Peggio di tutti, ai
miei orecchi, Verdi, la cui semplificazione armonica da canzonetta popolare
("pappazum") trovo sempre irritante, Anche Puccini, pur raffinato,
e Mascagni, Leoncavallo, non si sono discostati dalla tradizione di strilli
popolareschi, malgrado abbiano aggiornato lo stile con innovazioni di
musicalità novecentesca. Un aggravamento ulteriore è venuto dai tenori e
compagnia bella di scuola "belcantistica", tutti sospiri e
singhiozzi, che a un giovane d'oggi suonano semplicemente ridicoli. Gli
appassionati valutano i cantanti sulla base delle capacità virtuosistiche nel
raggiungere certe note alte e nell'espressività che danno alla risata di
"Ridi, Pagliaccio", fischiando dal loggione quando le corde vocali
cedono ("stecca"). In uno scritto, Tomasi di Lampedusa sostiene che
il Melodramma in Italia ha paralizzato ogni sviluppo della letteratura e
della musica, calamitando tutte le energie in un versante negativo.
Condivido. Tuttavia, l’Opera ha una sua magia: la stessa che, in piccolo, ha
la canzone, quella del sentimento espresso in una forma che va al di là delle
parole, intensificandole. Questa è la chiave della sua storia e del suo
successo Se bado al puro piacere musicale, alla
soddisfazione uditiva isolata da ogni presupposto e coinvolgimento culturale,
la musica di Purcell è quella che preferisco, e mi prende una inevitabile
commozione al pensiero che Purcell è morto a 28 anni come tanti grandi
artisti. La sua tomba nel’abbazia di Westmister è nel pavimento,
seminascosta. E dopo Purcell, come gradimento dell’orecchio, viene Tommy.. Tommy
degli Who è una
magnifica sequenza di rock vitale, ispirato e di bellissima sonorità, un rock
per me insuperato. Credo sia a livello più alto di molte opere classiche
onorate dal tempo e dalla fama e non solo per ovvia preferenza generazionale:
la sua maggiore raffinatezza musicale mi sembra obbiettiva. Scelgo di ascoltare
What about the boy piuttosto che Celeste Aida, ma penso,
naturalmente, che Là ci darem la mano sia superiore a entrambi, oltre
che collocato in un contesto infinitamente più complesso, irto di quesiti
filosofici, umani e psicologici, capolavoro fuori da ogni tempo (Mozart e Da
Ponte ritenevano, sotto le righe, Don Giovanni un personaggio immorale e
negativo o un eroe positivo, un ribelle al conformismo?). Tommy ha i suoi bravi recitativi moderni
e le sue arie melodiche, di grande spessore ed eleganza. Il testo, un inno al
bisogno d’amore famigliare, è ingenuo, ma come lo sono quasi tutti i testi
d’opera. Se escludiamo le opere italiane con il libretto di Da Ponte, anche
Mozart non ha dietro le sue musiche testi adeguati: il Flauto magico è
una storia piuttosto stupida, che si suole giustificare e nobilitare con il
pretesto dell’allegoria massonica, in realtà assai tenue come favola e come
simbolo, resa credibile e potente dalla musica eccezionale. Per lo spettatore
italiano il fatto che sia cantata in tedesco è un grosso vantaggio: permette
alla maggioranza di non capire le parole. Chi vede e ascolta il Flauto
Magico a teatro, deve subire gli interminabili recitativi in tedesco
pronunciati con solennità. Ma la musica è veramente, veramente meravigliosa e
riscatta tutto: i recitativi lunghi e noiosi, la storia sconclusionata e il
libretto ingenuo e inconsistente. L’invenzione, la propulsione che Mozart le
dà, solleva anche il testo puerile a grande altezza e anzi la leggerezza e
superficialità della favola sembra scatenare la sua genialità con una
componente bambinesca (che in Mozart è ben presente: a lui più che ogni altro
si addice l’espressione-concetto di "Insostenibile leggerezza
dell’essere" sviluppata da Kundera nel famoso romanzo) in una musica che
a grande profondità unisce momenti di puro gioco (il canto di Papageno con la
mordacchia, che solo Mozart poteva ideare). Testo
tedesco per testo tedesco, è più aderente alla mia idea di Settecento Il
Ratto nel Serraglio, con il suo intreccio fra nobiltà europea e mondo
orientale idealizzato, harem compreso: una fra le primissime opere per
invenzione musicale continua e capacità di trasmettere piacere e serenità con
la musica. Gli
esempi di testi incongrui dietro musiche di pregio sono numerosi. Carl Maria
von Weber è un grande musicista romantico, ma la trama del Franco
Cacciatore, vi pare una cosa seria? Forse
dobbiamo ammettere che il significato dell’Opera in senso lato è proprio
questo: ciò che è troppo sciocco per essere detto può essere cantato. Ma anche:
ciò che è troppo sottile per essere espresso o troppo profondamente sentito o
troppo rivelatore o troppo misterioso. Kenneth Clark, nello splendido Civilization
(BBC Books), cita la definizione di Samuel Butler: "Intrattenimento
stravagante e irrazionale" e aggiunge di suo che "l’Opera è una
delle più strane invenzioni dell’uomo occidentale". L’enorme
genio di Mozart ha dato nel Don Giovanni i risultati più straordinari.
All’inizio dell’opera – prima, durante e dopo il duello di Don Giovanni con
il Commendatore – quando in un’incredibile esplosione di musica l’assassino
Don Giovanni, la sua amante Donna Anna, il servo Leporello e il morente
Commendatore cantano, intrecciando le voci, i loro sentimenti, l’opera offre
una reale estensione delle facoltà umane, un livello di espressività
irraggiungibile con altri mezzi. |
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Francesco Dallera |