La storia del buffone Gonella

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Il buffone della corte estense Gonella è stato ritratto da un grande pittore quattrocentesco in un bellissimo dipinto esposto al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Attribuito per qualche tempo addirittura a Van Eyck, è ora ritenuto opera di Forquet, che avrebbe fatto tappa a Ferrara durante il viaggio per Roma, fra il 1440 e il 1445. Su tavola, cm. 56,5 x 26, è comunque un ritratto di livello molto alto, espressivo, raffinato, di grande qualità pittorica. La figura ha l’abito a grosse righe colorate, le palpebre rovesciate (ectropion), le congiuntive rosse per infiammazione, le ciglia e la barba (mal rasata) grige, lo sguardo liquido e patetico, come di un buonuomo in preda a una lieve malinconia, forse con un contributo alcolico.

La storia di Gonella, buffone di Nicolò d’Este, è commovente e averne questa rappresentazione che supera in vivezza e presenza qualunque fotografia, lo rende ancor più vicino e simpatico. Tramandata dal Bandello senza troppa notorietà, è stata raccontata e fissata letterariamente da Carlo Emilio Gadda nella sua riduzione teatrale delle Novelle di Matteo Bandello (Scritti vari e postumi, I libri della spiga, Garzanti).

Gonella, buffone amatissimo dal suo Signore, muore di paura per uno scherzo grossolano ideato stupidamente dallo stesso Nicolò, che finge di farlo decapitare per un presunto tradimento, facendogli versare acqua gelata invece della mannaia sul capo già chinato, fra le risate dei presenti, ma con esito fatale per il povero servitore.

 


Francesco Dallera

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