Lady Godiva

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La storia di Lady Godiva è stata, come tante altre, stemperata e inquinata da modificazioni moralistiche, pudiche. La leggenda di Peeping Tom, il sarto che la spiò contro la disposizione di stare chiusi in casa e fu accecato (oppure ucciso) per questo, è una misera aggiunta del XVII° secolo.

La cronaca più vicina all’avvenimento è nel Flores Historiarum – inizio XIII° secolo – di Roger di Wendover e si riferisce all’anno 1057. Leofric, conte di Mercia, signore di Coventry, suscitava malcontento ed esasperazione con continui aumenti delle tasse. La moglie Godiva (Godgifu, "dono di Dio"; secondo una cronaca di John di Morchester donna pia, benefattrice della Chiesa e del Monastero di Coventry, costruito con sue donazioni), prese le difese del popolo. Il marito, irritato dalla sua insistenza, (ci si può immaginare una donna di modi noiosi e petulanti) promise allora, come in una scommessa ironica, di liberare la città dalla pesante tassazione se lei avesse attraversato nuda, a cavallo, nei due sensi, la piazza del mercato affollata; forse semplicemente per provocarla o forse per sfidarla a dimostrare la sua indifferenza agli orpelli della ricchezza per cui le tasse erano necessarie. Non si accenna, nella cronaca di Roger, al divieto per tutti di uscire durante la cavalcata per le vie cittadine e alla disposizione supplementare di tenere gli scuri delle finestre serrati. Godiva attraversò la città da un capo all’altro, dopo aver sciolto le trecce, così che i capelli coprissero "come un velo"(like a veil) tutto il corpo, eccetto le "belle gambe" (fair legs, nella traduzione inglese dall’originale latino che non ho rintracciato), accompagnata da due cavalieri (forse due donne, vestite). Una leggenda con un pretesto morale e nobile, ma di gustosa sensualità medioevale, che rimanda a Boccaccio e Chaucer, è stata, nelle versioni successive, annacquata e rovinata dalle ridicole aggiunte come l’ingiunzione al popolo di restare in casa e non guardare. Molto sgradevole poi la crudele punizione a Peeping Tom, utile solo a consegnare ai posteri una forma antonomasica raffinata e indiretta per indicare lo "spione", il "guardone". Che razza di coraggio sarebbe stato quello di Lady Godiva? Troppo comodo e anche insensato uscire nuda a cavallo ma pretendere che nessuno veda. Per me è già fuori luogo la faccenda dei capelli lunghi, che, tuttavia, ("like a veil") lasciano spazio a una garbata fantasia, forse più della nudità stessa. La colpa peggiore di questi aggiustamenti virtuosi e sessuofobici è di snaturare l’ispirazione della leggenda, un erotismo dolce e ambiguo in armonia con i tempi; erotismo obbligato dalle circostanze, per cui anche il popolino povero e sfortunato, grazie a un gesto generoso, a sfondo sociale – contestazione politica e umana di un padrone vessatorio – poteva fruire per una volta di una visione sorprendente e proibita.

Probabilmente la vicenda è apocrifa, dunque tutte le versioni sono ugualmente buone in quanto inventate: ciascuno può scegliere la preferita secondo il proprio carattere e la propria fantasia. Visivamente, si può immaginare una bella donna attraente se si vuole rendere piccante e fascinosa la vicenda oppure una dama informe, ossuta, mascolina se si è pessimisti, inclini a un realismo sfiduciato.

Erano ancora diffusi ben oltre la cristianizzazione, nelle aree rurali della Gran Bretagna, riti pagani, come portare in giro in primavera una ragazza nuda su un asinello per garantire fertilità alla terra e alle popolazioni. L’eroina Godiva si innesca su questo filone e ha qualche parentela con Robin Hood nel soddisfare l’odio popolare per ogni forma di tassazione, in un protosocialismo magnanimo. Però, in un resoconto trecentesco, si precisa che tutte le tasse furono sospese da Leofric tranne quella sui cavalli. Un’inchiesta di epoca edoardiana conferma che in quel periodo la sola imposta a Coventry era sui cavalli: il che, pur senza esserne di per sé una prova, avvalora in parte la veridicità della storia.

 


Francesco Dallera

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