Laser sì Laser no

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Il laser terapeutico, in termini generici, è stato reclamizzato negli ultimi anni come rimedio per tutti i mali, specialmente in dermatologia e dermochirurgia, a proposito e a sproposito. Molte persone ci chiedono un trattamento laser senza avere idea chiara della funzione, delle possibilità e dei limiti dei vari strumenti (ve ne sono numerosi tipi con indicazioni differenti), confidando nel potere lasciato intuire dalla pubblicità. Secondo i più creduli, può funzionare come depilatore permanente, come restauratore per rughe, macchie scure e chiare, angiomi, cicatrici, capillari dilatati, smagliature dell’adolescenza e della gravidanza e, insomma, per ogni irregolarità spiacevole della cute, in ogni parte del corpo. Alcune delle precedenti situazioni, a patto di usare i modelli e le fonti energetiche adatte per le diverse lesioni, possono avere grande beneficio dai laser, altre non ne hanno nessuno.

Se è vero comunque che il termine, come espressione di una tecnologia d’avanguardia, è stato spesso usato come specchietto per le allodole e fatto equivalere a un toccasana da medici senza scrupoli e istituti per cure estetiche, è corretto dall’altro lato sfatare, proprio sulla chirurgia laser, alcune leggende negative e voci denigratorie immeritate.

Si dice che con il laser non è possibile effettuare l’esame istologico delle alterazioni cutanee asportate: non è vero. I laser co2 più moderni lavorano proprio come bisturi e sono in grado di escindere la parte di tessuto che si vuole, quasi senza sanguinamento e con danno minimo al tessuto circostante. Chiarito questo, il problema si sposta: conviene utilizzare un laser o un intervento convenzionale, in presenza di una determinata formazione da asportare e da esaminare istologicamente? A decidere saranno la diagnosi presunta, l’aspetto, la dimensione, la sede, la profondità della formazione, l’opportunità di suturare e il tipo di sutura programmata. E, non ultimo, occorre considerare di quale strumento si dispone e se è adeguato allo scopo in quello specifico caso. Certo, il laser non è la scelta ideale per tutto, ma, rifiutarlo oggi, nella pratica dermatologica, in assoluto e per principio, è una forma di conservatorismo ingiustificato, che sottende il non averlo mai sperimentato.

Riceve l’esecrazione di molti dermatologi, anche illustri, l’utilizzo del laser nell’acne, problema su cui c’è una spaccatura netta delle posizioni ufficiali. Anche in questa patologia si sono dati casi di medici spregiudicati che hanno usato i laser fuori luogo solo per attirare con la novità, a scopi lucrativi. Proporlo come terapia principale o unica è privo di senso. Ma il laser CO2, per restare su quello che ha ricevuto più verifiche, se adoperato con attenzione massima alla finezza manuale degli interventi e alla profondità di penetrazione, può drenare le cisti e le pustole, accelerare di molto la guarigione e limitare le cicatrici. Naturalmente è indispensabile avviare anche una terapia medica, locale o generale, che eviti il protrarsi o il recidivare della condizione di fondo. Per i laser, come per altri sofisticati strumenti medicali di oggi, solo chi ne conosce l’uso può giudicare, caso per caso, se e quanto sia opportuno avvalersene. I progressi logaritmici della tecnologia sono tali che si tende a sviluppare un’idea approssimativa di metodiche nuove, assumendole per buone o per cattive sulla base di esperienze indirette, accettate o ripudiate per simpatia superficiale. Ma, se non si può invocare il laser in termini generici come rimedio per l’acne, è immotivato condannarlo indiscriminatamente, senza considerarne anche nell’acne le obbiettive potenzialità in speciali situazioni.

 


Francesco Dallera

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