Libri nei quadri

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Nell’arte figurativa, sono influenzato, nelle preferenze, dai soggetti della rappresentazione. Se un pittore dipinge libri, già mi piace.

Ho acquistato, venti anni fa, un dipinto su tela di un lodigiano, Luigi Poletti: è un pittore tonale-chiarista dai colori ovattati, che spesso usa contorni ocra-mattone, e sceglie modelli di gusto ottocentesco, a volte troppo sentimentale. Bambini e, soprattutto, uomini e donne anziani di aspetto dimesso. Contenuti che possono commuovere, ma guastano l’aggiornamento formale di questo artista, facendolo scivolare nel patetismo. Nel mio quadro c’è sì un vecchio: però è dietro una bancarella di libri, resi benissimo come oggetti, accatastati in un ordine-disordine pieno di fascino. L’accessorio-libro è il tema vero dell’opera. Il dipinto si riscatta, mi piace senza riserve, l’ho appeso da anni in evidenza nel mio studio.

Anche Van Gogh ha dipinto libri in un quadro di tonalità giallastre: l’ho visto nel catalogo di un’asta importante, non era e non credo sia finito in una pinacoteca pubblica, dunque rimane invisibile; solo libri, su un tavolo, in un disordine tipico che rispecchia il disordine della sua psiche malata accoppiata a un ‘intelligenza vivissima.

Il più bel quadro di libri che conosco è il Ritratto del dottor Hugo Koller, di Schiele (1918). Il pensoso personaggio è circondato a corona da cataste di libri, realistici nell’effetto ma impossibili in quella disposizione: una rappresentazione idealizzata.

La pittura graffiata di Schiele si esalta, i bordi delle copertine rilegate sono scavati; non solo si impone la grandezza di un artista magnifico, ma traspare l’amore per il libro in tutti i suoi significati. Il quadro è al Belvedere, a Vienna, dimensioni 140 x 109 cm.

 


Francesco Dallera

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