La malattia di Crohn |
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Insorge di solito in giovani adulti, con esordio insidioso e sintomi blandi, spesso interpretati come da "intestino irritabile" o intolleranza ai latticini. Sintomi comuni all'inizio sono: diarrea saltuaria alternata a periodi di normalità o stitichezza, febbricola, dolore alla parte destra inferiore dell'addome ( in cui il medico può palpare una massa). Se esordisce con un dolore a destra in basso, può simulare un'appendicite acuta. Una fistola o un ascesso perianale costituisce il primo indizio in alcuni pazienti. A volte sono presenti disturbi extraintestinali, per esempio articolari. Non era raro nei decenni passati che il malessere si trascinasse per anni prima della diagnosi. Oggi un riconoscimento diagnostico tempestivo è reso più facile dalla disponibilità e facilità degli esami endoscopici e bioptici e da indagini di laboratorio specifiche per le malattie infiammatorie intestinali. Non si conosce la causa della malattia, ma dai numerosi e tutt'altro che definitivi studi in proposito, a fianco di fattori genetici (soprattutto una peculiare reattività immunitaria) e ambientali (le aree urbane sono a maggior rischio di quelle rurali), sono emersi due curiosi sospetti, un battere simile a quello della tubercolosi e il virus del morbillo: bambini vaccinati per il morbillo, in un'indagine durata ventuno anni, hanno mostrato maggiore probabilità (tre volte) di sviluppare la malattia di Crohn rispetto a un gruppo analogo di non vaccinati. I dati sono però ancora approssimativi e insufficienti. Le complicazioni (ostruzione o blocco intestinale; fistole) in certi casi richiedono l'intervento chirurgico, ma spesso la cura medica è in grado di mantenere il paziente in benessere e di assicurare per lunghi periodi una buona qualità di vita, a patto che ci siano controlli medici regolari e che il tono dell'umore o, come si dice, "il morale", rimanga buono. Naturalmente il decorso e la gravità sono molto variabili da caso a caso. I farmaci più utilizzati sono antinfiammatori (mesalazina, il farmaco di base); antibiotici, specialmente quelli per i microbi che vivono in anaerobiosi nelle fistole; corticosteroidi ad azione generale o locale (budesonide, che non è assorbito nel circolo ematico); immunosoppressori tradizionali, come l'azatioprina, fino agli ultimi farmaci "biologici" e ad altri recenti approcci. Sono da curare gli aspetti nutritivo-alimentari, perché una caratteristica frequente della malattia è di impedire un corretto assorbimento di vitamine o microelementi (ferro, calcio secondo le indicazioni del laboratorio). In situazioni critiche, la nutrizione per via venosa fino al superamento della difficoltà può essere risolutiva.
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Francesco Dallera |