Rognoni e Mattioli pittori veri

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Tra i pittori italiani abbastanza affermati (non però quanto meritano) della seconda metà del 900,  miei preferiti sono Mattioli e Rognoni. Altri, come i milanesi Testagrossa e Licos, sono secondo me di massimo livello, ma non hanno raggiunto la notorietà nazionale.

Rognoni è un delicato poeta lirico, che si rifà in parte ai modi di Paul Klee, usando un grafismo che ricorda anche Dubuffet, però meno acuto e ancorato a una figurazione descrittiva di genere piacevole, mai aspra. L'esito è di grande qualità emotiva. Mi piacciono particolarmente i notturni. Le  Venezie sono davvero speciali, versioni moderne degne delle migliori vedute settecentesche. Il  tema della solitudine emerge dai dipinti con malinconia ma senza eccedere nel patetico. Il modo grafico di percorrere il colore sporco e irregolare, rivela l'osservazione di Feininger (e Schiele), sia pure attraverso un percorso autonomo.

Assolutamente personale la pittura di Mattioli. Ha varie fasi. Ma il punto di arrivo, il momento più significativo è la tendenza del colore a disfarsi nei contorni piuttosto che chiudervisi. Insiste sull'ambiguità presente nella pittura contemporanea fra scena rappresentata e supporto (tela, tavola), con classe e suggestioni singolari e affascinanti, costantemente originali. Fa colare per esempio il colore di un campo sulla parte inferiore della tela lasciata grezza rendendo l'osservatore conscio del processo effettuato dal pittore, ma, miracolosamente, l'informazione aggiunge poesia anziché toglierla. Usa il non finito in maniera tutta sua. Eviterei i dipinti con gli alberi, tema gradito ma inflazionato, e il colore rosso, che non mi sembra dia risultati adeguati al valore di Mattioli. I ritratti della nipote sono splendidi. I gialli e gli ocra sono uno spettacolo.

La qualità di Rognoni, più spontaneo, si mantiene  di livello stabile, unifome in tutte le opere. Mattioli, più ambizioso, con maggiori pretese intellettuali, è diseguale: sebbene sempre impegnato, mai approssimativo, in certi dipinti ha un esito leggermente artificioso, freddo. Imposta tuttavia un problema teorico nelle arti visive attuali, offrendo soluzioni brillanti e confrontandosi sul piano concettuale con i più grandi pittori del secolo.

I valori commerciali di Mattioli sono ormai elevati, molto più contenuti quelli di Rognoni.

Entrambi sono pittori assoluti, altamente rappresentativi della poesia che può sprigionare ancora da una pittura con mezzi convenzionali (oli, tempere, acquerelli stesi su tele o carte o cartoni) impiegati con spirito libero da regole, quadri da appendere alla parete in una bella cornice. La vecchia magia del dipinto da guardare per trarne piacere interiore, per rilassare l'animo, ha in loro due grandi interpreti.
 


Francesco Dallera

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