La parola neo (dal latino naevus, macchia) indica, nel linguaggio comune, quello che per il medico è nevo melanocitico, accumulo di cellule che sintetizzano la melanina. La melanina è la sostanza che, distribuendosi a tutta l’epidermide sotto lo stimolo del sole, dona l’abbronzatura (con scopo difensivo).
Sulla base della profondità nella cute e dell’attività di crescita, si distinguono nevi melanocitici dermici, composti, giunzionali, displastici. Si sviluppano nell’infanzia o dopo, ma ve ne sono di congeniti. Sono, in genere, più o meno scuri, però quelli dermici possono essere molto chiari.
Il gran parlare che si fa dei nei, in numerose trasmissioni e articoli divulgativi, è dovuto alla possibilità che, da tumori benigni, innocui, come sono, evolvano in tumori a elevata malignità: i melanomi.
La trasformazione è molto rara, calcolata in circa uno per milione per anno: dunque, se ciascuno ha mediamente venti o trenta nei, per ogni persona (di razza bianca), ci sono qualcosa come venti o trenta probabilità per milione per anno di ammalarsi di melanoma (originato da un neo) in termini statistici generali. Però la pericolosità prevista è nettamente diversa per diversi tipi di nei e diversi tipi di pelle: alcuni non degenerano mai, altri scivolano verso il melanoma quasi sempre, secondo caratteristiche riconoscibili da un medico esercitato. I melanomi che derivano da un neo sono metà o poco meno di tutti i melanomi, gli altri insorgono su pelle apparentemente senza alterazioni. Se i melanomi sono molto aggressivi, sono però quasi sempre ben curabili, proprio perché, sulla pelle, è facile vederli fin dalle prime fasi e le neoformazioni che spesso li precedono – i nei, appunto – sono loro stessi controllabili e classificabili in base al rischio, quindi asportabili in anticipo se hanno caratteri minacciosi.
Negli ultimi decenni si è osservato un aumento considerevole dei melanomi nei paesi industrializzati. Il minor filtro atmosferico e la moda dell’abbronzatura sono i fattori incriminati e, malgrado non vi siano prove certe, molti indizi depongono per una responsabilità dell’esposizione al sole e, soprattutto, delle scottature attiniche durante la prima infanzia. Il numero dei melanomi raddoppia ogni decade e, in Australia, rispetto all’Inghilterra – con popolazione dai caratteri razziali identici – l’incidenza dei melanomi è quasi dieci volte maggiore, fatto attribuibile alla sola differenza di latitudine e all’effetto del sole. I soggetti più a rischio sono quelli con carnagione molto chiara, che non si abbronza, capelli biondi o rossi, occhi azzurri; sembra siano pericolose soprattutto le esposizioni brusche e intense, seguite da ustioni, più che quelle protratte e senza danni acuti (incolpate invece per altri tumori della cute). Le razze di colore hanno probabilità di melanoma bassissime.
Fornire criteri indicativi di pericolosità dei nei ha un risvolto terroristico, perché un occhio poco esperto facilmente si confonde e finisce con il riconoscere su di sé i tratti descritti come sospetti; ma è ugualmente un dovere, per il concreto risvolto prevenzionale implicito in una diagnosi precoce: occorre una visita preliminare sempre, da ripetere una volta l’anno se vi sono nei a rischio, e si deve consultare il dermatologo ogni volta che un neo si modifichi, si ingrossi, si ispessisca, cambi colore, sanguini, produca sensazioni fastidiose per più giorni di seguito. Sono a rischio aumentato i nei presenti dalla nascita, quelli grandi (oltre 0,7 mm, come le gommine sul fondo delle matite; e maggiori sono le dimensioni peggio è), quelli asimmetrici, o che presentano una commistione di diversi colori, o che hanno margini frastagliati e contorni irregolari. Negli USA, con il consueto pragmatismo, si dice alla gente di far vedere un neo anche quando semplicemente appaia "brutto", conferendo importanza a questo giudizio soggettivo e profano. In casi dubbi o soltanto vagamente sospetti, è oggi facile e consigliabile l’asportazione. Non ha fondamento la leggenda secondo la quale è male "eccitare" o "risvegliare" un neo con un intervento chirurgico: un neo rimosso correttamente non è più pericoloso, se mai è pericoloso lasciarlo. Anche se abbiamo a che fare con un melanoma, cioè con un tumore già maligno, lo possiamo guarire in oltre il 90% dei casi con l’escissione completa (che, naturalmente, dovrà essere più larga intorno alla lesione, e comprenderà per sicurezza un margine abbondante di pelle sana) se la penetrazione del tumore è modesta; e cogliere un tumore della cute in fase relativamente iniziale è un obiettivo che, con un po’ di attenzione e rispettando i criteri elencati, si può conseguire, perché la pelle è tutta ben visibile senza bisogno di esami sofisticati o complessi.
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