Omeopatia again

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Voglio pensare  che alcuni dei propugnatori siano, come i pazienti, inconsapevoli e in buona fede, che ci credano veramente.  Ma, personalmente, vedo  l’Omeopatia come un grande  raggiro, a spese di pazienti ingenui. Condivido perfettamente il testo dissacrante sull’Omeopatia pubblicato sul WEB  in Wikipedia: è perfetto, non ci sarebbe da aggiungere altro. Ma lasciatemi dire qualcosa di mio, tanto sorpreso sono  dal seguito che la (pseudo) scienza ha anche fra persone con ottima istruzione, mentre mi aspetterei che solo in un  contesto di totale analfabetismo scientifico possa avere proseliti.  Per questo ho la tentazione di spiegare prima di tutto a me stesso, con parole e  argomenti miei, il successo dell’Omeopatia. 

Se ci affidiamo alla logica, l’Omeopatia non ha senso. Non ha presupposti razionali. Ma sorvoliamo su questo, facciamo finta che li abbia. Andiamo dunque fiduciosi a vedere i risultati degli studi clinici effettuati sui prodotti omeopatici. Ebbene, TUTTI gli studi compiuti con criteri statistici corretti, ne hanno dimostrato una efficacia analoga e mai superiore a quella di un placebo: il benessere dichiarato dai tanti utilizzatori è aneddotico, annega nei criteri di valutazione statistica rigida. Un  placebo, cioè una sostanza inerte assunta con la convinzione che sia un farmaco attivo, ha gli stessi risultati (l’effetto placebo è molto sottovalutato, si fatica ad accettarlo). Nelle sperimentazioni in doppio cieco nemmeno il medico somministratore conosce  se sta dando il farmaco vero o il placebo. La fiducia nell’efficacia mette in moto meccanismi verosimilmente a innesco psicologico che hanno  effetti  terapeutici.  Nessuno degli studi effettuati, impostati secondo metodologie scientificamente valide e riconosciute, ha mostrato superiorità dei prodotti omeopatici sul placebo. Persino gli effetti collaterali sono uguali.

Un presupposto della teoria omeopatica è che “il simile cura  il simile” e deriva dall‘osservazione dell’effetto dei vaccini. Sappiamo oggi che i vaccini agiscono per attivazione anticorpale. Nel Settecento mancavano le strutture conoscitive per una corretta interpretazione ed era lecito sviluppare ipotesi fantasiose come quella di  Hahnemann, l’inventore, fondatore, teorizzatore dell’Omeopatia. Ma oggi questa lettura è completamente priva di senso.  L’idea di base, poi, che la diluizione aumenti la potenza del principio attivo, contrasta con l’osservazione sperimentale oltre che con il senso comune. È un fenomeno che non ha riscontri in biologia. Una delle due soluzioni messe a confronto contiene il principio attivo, super-diluito, l’altra contiene acqua pura; solo l’etichetta lo attesta, perché qualunque analisi chimica dimostra  che ENTRAMBE sono soltanto acqua. Indistinguibili se non per un atto di fede nel preparatore-imbottigliatore che ha compilato l’etichetta. Secondo la dottrina omeopatica, nonostante la diluizione infinita, le due soluzioni restano invece  permanentemente diverse. Le descrizioni  dei  vari passaggi –  “diluizione decimale”, “diluizione centesimale”, “dinamizzazione” (scosse impresse alla soluzione!!!) –  sono ricche di suggestione verbale ma prive di plausibilità scientifica: a me sembrano burle moderne,  scherzi per Calandrini attuali, che comunque si traducono nella vendita di acqua pura a costi elevatissimi. È vero che anche le industrie della Medicina convenzionale si adoperano per dare un’aura di efficacia maggiore del reale ai loro farmaci (pubblicazioni, congressi, pubblicità frontale e subliminare per imprimere su medici e profani un’immagine di positività assoluta), ma tutt’altre sono le  basi e con la possibilità costante di verifiche e smentite.

Anni fa una ricerca pubblicata su Nature – prestigiosa rivista di scienze – riconosceva una memoria dell’acqua che dava respiro e voce agli omeopati. Ma era una truffa, svelata poco dopo, sovvenzionata dalla maggiore industria di prodotti omeopatici.

Non si deve dimenticare la possibilità di danni indotti, sia indirettamente, per la sottrazione delle reali capacità curative con farmaci veri, sostituiti con terapie fasulle, sia direttamente, perché le preparazioni omeopatiche non sono controllate da enti ufficiali (Ministero della Salute, FDA) per purificazione, sterilità ecc.  

Da un lato dunque la logica ci dice che i presupposti della teoria e della pratica omeopatica sono infantili fantasie, attinenti più alla magia che alla razionalità; dall’altro lato  non ci sono studi statistici comprovanti efficacia maggiore di quella – pur potente – della  suggestione; tutte le sperimentazioni serie, per i numerosi gruppi di malattie prese in esame, hanno confermato, per l’Omeopatia, la nullità di efficacia suggerita dalle premesse concettuali. Le cliniche americane che la praticavano hanno chiuso da anni, eppure, incredibilmente, in paesi di elevato livello medico, come la Francia, il sistema sanitario riconosce questi farmaci, il che appare a molti – me compreso –  scandaloso. Gli interessi, forse, prevalgono sul rigore razionale ed etico. In Svezia l’utilizzo è consentito al di fuori  dal contesto medico, proibito ai medici; il che è una sottile, curiosa contorsione logica: si afferma la non scientificità dell’Omeopatia ma si lascia libertà “ democratica” di utilizzarla a creduloni eventuali, avvertendoli implicitamente  che non si tratta di farmaci in senso proprio, tanto é vero che i medici non se ne possono occupare.

Del resto, chiunque abbia una formazione anche modesta in biologia, se legge una voce a caso nel Repetitorium omeopatico (il prontuario dei preparati, testo sacro della farmacologia alternativa) non può trattenersi dal sorridere per i termini antiquati, solenni, ampollosi con cui sono definiti sintomi e malattie, per le espressioni pescate nel linguaggio medico passato più retorico, che evocano una medicina da melodramma popolare, per le indicazioni confuse, improbabili o spesso inverosimili dei presunti farmaci, per la sottesa ignoranza della fisiopatologia moderna, come se due secoli di ricerca scientifica e di progresso conoscitivo fossero da calpestare.

La medicina  ufficiale, basata su reperti obbiettivi, rimedi “chimici” e operazioni chirurgiche, con il carattere burocratico e anonimo degli ambulatori, dei laboratori, delle apparecchiature tecnologiche a molti sembra arida, specialmente se praticata da medici  con sensibilità scarsa ( e tutti noi nella pratica quotidiana possiamo difettare di sensibilità). Esperienze sfavorevoli con la scienza ufficiale sono  la causa più frequente di fuga nelle medicine “alterative”, omeopatia in primo luogo. L’illusione di un interesse umano maggiore da parte del medico, di cure più amichevoli e prive di rischi o controindicazioni, attraggono da sempre alcune persone, ma la speranza nella magia non dovrebbe oscurare la realtà documentata. Ogni area rurale aveva nei decenni passati il suo guaritore o “medicone” che consigliava decotti di erbe varie o applicazioni di insalate per dolori reumatici  o distorsioni, spingendosi fino a disordini di salute più importanti. Troverete molti  disposti a giurare che i suoi rimedi erano più efficaci di quelli prescritti dal medico del paese o addirittura di cure effettuate in ospedale. E per loro è stato davvero così.

Questi guaritori erano uomini o donne con speciale predisposizione, guidate e addestrate da un parente di solito più vecchio, con “libri”che tramandavano un’arte medica popolare e semplificata. La suggestione, per chi ci credeva, era forte e così l’effetto terapeutico.

L’Omeopatia ha involucro finto-scientifico più complesso, naturalmente, ma il suo effetto su sintomi e malattie, il suo  potere, appartengono alla stessa categoria fenomenologica.

E’ possibile, mi chiedo, che Galileo sia ancora così incompreso?

 


Francesco Dallera

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