Ancora Omeopatia : una frottola?

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Ho già manifestato la mia antipatia verso  l’omeopatia ogni volta che ne ho avuto l’occasione. Non è proprio o soltanto un’antipatia:  la ritengo una baggianata e mi lascia perplesso che sia creduta e presa in considerazione  anche da persone dotate di intelligenza e cultura.

Premetto:  esprimo idee personali. È cosa ovvia, ma con questa premessa, spero e penso di scongiurare pericoli di accuse per diffamazione.  In regime democratico, un’idea personale può essere esternata. A Piero Angela è toccato affrontare un processo per una trasmissione in cui, in base a ricca documentazione,  si negava validità all’Omeopatia. I sostenitori dell’Omeopatia  lo hanno trascinato in tribunale, dove fortunatamente un giudice sensato (donna) lo ha assolto. Vero è che non siamo alla RAI ma in provincia, in ambiente con ambizioni e interessi modesti, ma le malevolenze e i colpi bassi non mancano nemmeno negli ambienti piccoli.

La mia idea personale è che l’omeopatia sia una sciocchezza, una ridicola teoria del passato, anacronistica e insostenibile alla luce delle conoscenze e dei metodi di studio attuali.  Una modesta conoscenza della biologia  dovrebbe farne  immediatamente comprendere l’inconsistenza.  Il Repetitorium omeopatico (elenco dei farmaci con la composizione  e le indicazioni)  è una buffa mescolanza di descrizioni di malattie  con i nomi pomposi  e arcaici  di un secolo fa e più e assurde attribuzioni di proprietà ai presunti farmaci omeopatici, che spesso pretendono di agire come panacee su patologie gravi e combinate  tra loro.  L’uso pseudoscientifico dei termini e un linguaggio maccheronico,  obsoleto, hanno un irresistibile effetto comico (ripeto, questo vale per me). Quando sono un po’depresso, leggere qualche pagina di repertorio omeopatico mi trasmette subito buonumore, perchè mi sembra una sorta di  divertimento goliardico, una satira della terminologia medica.  Richiama il poderoso sarcasmo del Malato immaginario, ha lo stesso sapore, salvo il fatto che lo scopo, qui, non è di divertire una platea  intelligente, ma di  spiegare cure mediche a un pubblico di ingenui calandrini. Sono tanto lontane dalla credibilità le affermazioni dell’Omeopatia, che sembra, in alcuni casi,  ci sia la volontà di carpire la buona fede di chi non sa, propugnando notizie e affermazioni  illusorie. L’obbiezione consueta è: come si spiega che le cure omeopatiche funzionano così bene in molti casi?  Rispondo:  per un forte effetto di suggestione, che, del resto, vale anche per le nostre cure convenzionali e per tutte le cure del mondo e della storia dell’uomo (sciamani della foresta, tradizioni delle tribù primitive, fatture degli aborigeni), ma che è ancora più forte per le medicine alternative, per l’aura di magia che le circonda. La magia ha sempre attratto una parte degli  uomini  (e anche di più le donne): è al confine con il soprannaturale e perciò piena di fascino misterioso. Almeno  il 70% delle situazioni mediche risentono di una componente psicosomatica. In queste  anche più importanti del farmaco per l’intrinseca azione chimica sono la persuasione e la suggestione. L’effetto placebo è prevalente su quello  specifico-farmacologico. Qualunque cura funziona purché si abbia fiducia nel medico e nel rimedio.  E se il medico è uno stregone con poteri paranormali, per alcuni che ci crdono è tanto meglio.

Hahnemann, profeta, “inventore” e teorizzatore dell’Omeopatia  formulò la sua teoria nel Settecento, quando la scienza medica moderna era agli albori. Postulò che piccole quantità dello stesso principio che provoca la “malattia” prevengano e curino la malattia stessa. Probabilmente l’idea gli venne  osservando l’effetto dei vaccini, appena scoperti, intuendone  erroneamente il significato. Poiché a quei tempi non si conosceva il significato e il ruolo degli anticorpi, reale spiegazione per i vaccini,  sviluppò una complessa spiegazione  basata sulla proprietà delle diluizioni cui attribuì  un arcano potere. Tutto era fondato su ipotesi campate in aria, senza la minima dimostrazione.  Un effetto curativo di sostanze diluite non è mai stato documentato con prove  sperimentali, era creduto per fede.  La dispersione  estrema, come è nei preparati omeopatici, non permette di riconoscere le sostanza iniziale. Occorre una buona dose di credulità per  pensare che possa avere un‘azione biologica. Oltre che senza prove, il principio dell’omeopatia è concettualmente  bizzarro. Un lavoro su una rivista scientifica autorevole (Nature) anni fa sembrò confermare una memoria chimica di una sostanza superdiluita nell’acqua, ma, dopo  aver suscitato il tripudio degli omeopati, fu smentito e considerato una burla  da tutta la comunità scientifica.

Affinché sia considerata valida una teoria, nella moderna cultura scientifica pretendiamo da un lato che abbia dei presupposti accettabili e razionali, dall’altro  che sia dimostrata da evidenze confermate da chiunque voglia riprodurre l’esperimento.  Nessuna di queste condizioni  è applicabile all’Omeopatia. Il progresso conoscitivo e culturale formidabile  compiuto con Galileo è completamente ignorato e misconosciuto da chi si affida a questa medicina, con cui si torna indietro di qualche secolo.

Non voglio dire che la medicina ufficiale sia soddisfacente e matura: tuttora si vedono nella pratica medica errori o incongruenze  farmacologiche che si trascinano dal lontano passato e sono giustificate solo da ignoranza o irrazionalità. Ma sono errori dei singoli medici, non della scienza. Esistono regole, la prima delle quali è una verifica statistica dei dati emersi dall’osservazione. In questo modo  si tiene conto dei limiti che la Medicina non ha ancora superato e si limitano sbagli e danni.

Si porta come argomento a supporto dell’Omeopatia il fatto che i Reali d’Inghilterra o altri personaggi famosi abbiano un omeopata fra i curanti. Questo, per come la vedo io, non fa loro onore. Anche le persone più istruite e intelligenti  o, come in questo caso, di sangue nobile,  possono avere  debolezze  in aree del pensiero e cadere nella superstizione più infantile.

Leonardo, mente lucidissima, già nel Quattrocento ha parole di fuoco contro ogni forma di irrazionalità della mente umana: non esita a considerare idiozie astrologia, divinazione, pretesa di prevedere il futuro, credenza nelle streghe e stregonerie varie, che considera in blocco da combattere, tipiche di menti deboli e influenzabili.

Flaubert  (Madame Bovary) fa una  profonda considerazione sui medici e farmacisti che si sono sostituiti agli stregoni nel catturare le menti deboli, manipolandole. Tuttavia, aggiunge, forse questa soluzione è migliore  che lasciare le menti fragili nelle mani di incompetenti  totali.

Alcuni altri fattori possono contribuire  a dare vento in poppa all’omeopatia.  Non va trascurato il grosso giro economico che c’è intorno ai prodotti farmaceutici alternativi. Può essere che i vantaggi diretti o indiretti  attenuino lo scetticismo di produttori, medici e farmacisti rendendoli più tolleranti. È curioso  che le tecniche farmaceutiche utlizzate per i preparati della medicina “naturale” siano quelle mediate dalla medicina ufficiale, cioè elaborate tecniche industriali, le uniche sicure per garantire sterilità e purezza. Si dovrebbero presentare questi prodotti, per essere precisi e corretti, così: farmaco naturale preparato con tecniche industriali dunque innaturali..  Strano poi  che un farmaco “naturale” od omeopatico non sia sottoposto a controlli  ministeriali, così accurati, pignoli, prolungati per i farmaci comuni. Solo negli ultimi tempi richiesto un dossier, molto semplice, per i prodotti omeopatici nuovi, nulla per quelli già in uso.  Trovo questo incredibile e scandaloso.  Forse che in natura non ci sono  veleni?

Il proclama che i prodotti omeopatici o naturali non abbiano effetti collaterali è un gatto che si morde la  coda. Se non hanno  effetti negativi, è verosimile non abbiano alcuna azione. Per avere un effetto biochimico devono agire in qualche modo su meccanismi molecolari, su recettori o  enzimi, ma, a  patto che contengano  qualcosa,  si prestano allora, come succede con gli alimenti,  ad avere potenziali effetti avversi.  Come  abbiamo visto, la diluizione altissima rende però il ritrovamento della sostanza originaria un’astrazione  e questo rende superfluo ogni ragionamento successivo.

Difetti  dei medici di oggi sono  l’aridità, la carenza di rapporto umano, lo scarso dialogo. La tecnologia dà risposte prive di calore, il colloquio medico-paziente è in genere modesto. Per questo aspetto dobbiamo essere autocritici  e migliorarci.

L’omeopata, come corollario della cura, dedica tempo e attenzione al paziente, cioè quello che forse al paziente, è mancato di più nei rapporti con medici “tradizionali”. Probabilmente chi adotta questa filosofia e pratica medica (cioè una medicina alternativa), è più consapevole dell’importanza del dialogo e della persuasione.

Per come ragiono io, l’omeopatia è una delle tante teorie fasulle che si sono succedute nel tentativo di riempire i limiti della scienza ufficiale. La sua efficacia, quando esiste,  può essere dovuta a un effetto psicologico, attraverso meccanismi in parte sconosciuti (endorfine, sostanze antidepressive, antidolorifiche, altro) che siamo ancora riluttanti a riconoscere. Dunque l’omeopatia può funzionare  in situazioni varie specialmente con forte componente psicosomatica (ansia, allergie  mal definite, crisi di panico, sindromi dolorose con componente ipocondriaca,, infezioni di poco conto che guarirebbero comunque e patologie modeste già destinate a scomparsa per la Vis medicandi naturae, forza guaritrice della natura), non per un’attività specifica dei rimedi utilizzati. È una finzione e un’illusione. Nonostante la parvenza scientifica ostentata nella terminologia e nella presentazione, considerata in modo critico non ha acun valore.   

Forse, però, la mia logica è sbagliata in partenza: molte persone preferiscono essere irrazionali. Per molti proprio l’irrazionalità  rende l’Omeopatia interessante e appetibile. Il sillogismo buono è il seguente: l’Omeopatia è basata su fantasie  mai dimostrate? Perciò adottiamola. È una vera stramberia concettuale, contraria al buon senso? Seguiamone passo passo i dettami e saremo più sani. È aggiornata a una conoscenza medica di due secoli fa? Non ci piacciono i modernismi, il progresso  è male. Buttiamo nella spazzatura i farmaci convenzionali,   anche quelli che hanno alleviato  sofferenze che per millenni avevano afflitto l’umanità. Forzando un po’ in senso sarcastico, torniamo a operare senza anestetici, apriamo i cervelli e asportiamo le milze a “mente serena”(è più naturale, permette di riprovare sensazioni primordiali); infine bruciamo in piazza i ritratti e i libri di Galileo Galilei, rinneghiamo il finto scienziato Copernico. Ridateci il sistema tolemaico. Questo sarebbe un discorso coerente della Regina inglese affacciata a Buckingham Palace, dopo un consulto con il suo omeopata, se  è vero che lo consulta.

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Una voce del Repetitorium omeopatico presa a caso.

Ecco alcune proprietà della Luffa, della quale si usano i frutti maturi essicati. Siete pregati di leggere tutto. Secondo il testo sarebbe indicata per “mucose del naso, del retrobocca e dei seni frontali, canale gastro-intestinale”. Le (numerose) patologie che ne beneficiano sono elencate di seguito: “Frequenti cefalee, apatia e stanchezza generale con catarri acuti umidi sia di carattere suppurante che di carattere allergico del naso [suppurante significa purulento, con pus, allergico si riferisce alla causa, al meccanismo fisiopatologico che lo produce. Non ha senso contrapporre i due termini, che appartengono a categorie classificative diverse]. Tendenza a corizza fluente e corizza cronica, d’altra parte stato di irritazione secca del naso come rinite atrophicans fino ad ozena. Lingua coperta da patina. Tendenza a gengiviti e faringiti secche. Sensazione di pienezza dello stomaco. Spasmi gastrointestinali, feci chiare [si passa in altro ambito, citando disturbi comuni ma senza nessuna relazione con i sintomi precedenti] disturbi reumatoidi diffusi di muscoli e articolazioni che si possono considerare dovuti a focolaio”. [poi ripete] “Cefalee frontali, disturbi delle mucose nasali” [ecc]. 


 

Francesco Dallera 2012

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