Problemi di pelle estivi

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L'infezione da micro-funghi chiamata Tinea versicolor (o Pityriasis versicolor) si manifesta soprattutto d'estate, con macchie di grandezza variabile, tondeggianti, su torace, spalle, più raramente braccia e cosce (quasi mai al volto), che, rossastre, caffelatte o brune prima, di aspetto scamosciato, possono successivamente diventare bianche, su pelle abbronzata, e acquisire una superficie liscia dopo la terapia. Provocata da un micro-lievito che colonizza i follicoli pilo-sebacei di cuoio capelluto, torace, inguini, ascelle, non è dovuto, come si pensava qualche decennio fa, a  contagio dall'esterno, ma piuttosto a virulentazione del micro-fungo per condizioni di temperatura e umidità adatte. Nei paesi tropicali l'infezione, favorita dal clima, è, infatti, molto più frequente e invasiva. La trasformazione da micro-lievito innocuo a organismo fungino capace di attaccare l'epidermide, si può osservare "in vitro", riproducendo in laboratorio il passaggio (per usare i nomi dati dai primi osservatori, che non potevano comprendere lo scambio di identità fra i due microrganismi), da pityrosporum, di forma ovoidale o rotonda, a malassezia furfur di aspetto ramificato ("micellare"). Si tratta cioè di una proliferazione abnorme di organismi residenti nel follicolo sebaceo. Il meccanismo è, sulla cute, l'equivalente di quello che si verifica per la candida (candida albicans) nel tratto digestivo, con lo sviluppo del mughetto o di altre patologie esofago-intestinali (lingua nera, lingua rossa, esofagite, diarrea), o nell'area genitale. (Con terminologia medica, passaggio da stato saprofitico a stato parassitario).

Anche se l'infezione guarisce, spesso le porzioni di pelle coinvolte restano decolorate, pallide. A volte si formano chiazze larghe coalescenti, a immagine di carta geografica. Sebbene si tratti di un'infezione del tutto modesta, non sempre alla successiva esposizione solare o a lampade UVA l'abbronzatura riprende nelle zone implicate, a causa di un danno biochimico specifico prodotto dal micro-fungo, con risvolti estetici e implicazioni psicologiche rilevanti data la grande visibilità.

Nella fase attiva le chiazze si disquamano finemente, se grattate. Se sono bianche e non si disquamano, in genere sono guarite. La persistenza di una decolorazione bianca innesca un equivoco e una spirale di inutili ripetute cure per un fungo che, forse, non c'è più. Un semplice esame microscpico a fresco permette di vedere le forme micellari del fungo (simili a ramificazioni arboree). Se l'infezione non è presente, il problema dela cura si sposta: gli antifungini sono inutili, ma un breve ciclo con psoraleni assunti prima dell'esposizione è in grado di far riprendere la pigmentazione.

La verifica con lampada di Wood, che dovrebbe evidenziare immediatamente una fluorescenza dove sono le colonie fungine, almeno nella mia esperienza, non è fedele come test per l'attività delle colonie, forse  perché l'abitudine odierna a docce frequenti asporta le squame che contengono il materiale fluorescente, che è appunto idrosolubile..

La regressione spontanea è difficile; l'infezione, senza trattamento, dura molti anni. Le cure impiegate sono innumerevoli, sia per via locale che per bocca, sia con preparazioni galeniche che con farmaci di recente generazione. Anche dopo cure efficaci, però, sono frequenti le recidive. Si cerca di prevenirle con applicazione intervallata di propilengicole in acqua o shampoo azolici o creme o schiume antimicotiche, oltre che sul capo, anche sul  torace e nelle flessure (aree di contatto cutaneo), sedi di annidamento del pityrosporum.

Problema supplementare, come detto, è che, facilmente, sebbene guarita, la micosi lascia chiazze bianche poco responsive al sole. Il trimetilpsoralene in questi casi, accertata l'assenza del fungo, è quasi sempre soddisfacente. Ultima difficoltà: il farmaco non è in commercio in Italia  come specialità confezionata. Occorre far preparare le capsule da un farmacista.

 


Francesco Dallera

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