Pudicizia nell'arte

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La pudicizia è sempre stata nemica dell’Arte. Ma a volte un moralismo da educanda è arrivato a prevaricare, offendere o addirittura distruggere opere eccezionali. Nella prospettiva storica, questi esempi di stolidità sembrano incredibili; tuttavia, l’equivalente, in altre forme, può accadere in ogni epoca, dato che la contemporaneità non riconosce agli artisti, per quanto grandi, la dignità e l’onore che solo il tempo conferisce. Daniele da Volterra, pittore non trascurabile, seguace proprio di Michelangelo, fu incaricato da Papa Pio IV di rivestire le nudità del Giudizio Universale appena venticinque anni dopo il completamento del capolavoro e passò alla storia con l’inglorioso romanesco epiteto di "Daniele il braghettone". Fra mutande, veli e frammenti di stoffa dipinti strategicamente a copertura delle pudende, aggiunse braghe a quarantuno personaggi. Queste aggiunte sono state solo in parte eliminate con i restauri recenti, per decisione di non turbare l’abitudine ormai storica a vedere beati e dannati con braghe sventolanti.

La Leda con il cigno del Correggio (Berlino), fu tagliata a pezzi da Luigi, figlio del duca di Orleans, propietario della tela, perché reputata "pittura disonesta". In seguito il pittore Coypel, acquistato il quadro, lo retaurò insieme ad altri pittori valentissimi, come Boucher, Van Loo e Schlesinger, che l’apprezzavano per quel che valeva. Il viso di Leda dovette essere del tutto ridipinto. Nonostante lo sforzo e la qualità assoluta dei restauratori, anche un inesperto da un lato vede la bellezza dell’opera, dall’altro avverte qualche cosa di falso e artificioso. Viene una stretta al cuore: che razza di collezionisti erano i Duchi di Orleans? Comunque, una bella copia che risale a prima della deturpazione conservata al Prado, contribuisce a completare la ricostruzione immaginaria di questo capolavoro. A volte la pudicizia - dietro le giustificazioni e i pretesti simbolici, religiosi, mitologici - è comicamente affettata e finta: l’affresco di Luca Signorelli proveniente dal palazzo del Magnifico di Siena e ora alla National di Londra, il Trionfo della Castità mostra Amore disarmato e legato da Laura, Penelope e Lucrezia (la storia deriva dai Trionfi del Petrarca): una celebrazione ipocrita, certo contrastante almeno con il subconscio dell’artista, che esibisce ben diverse inclinazioni dipingendo deretani (soprattutto maschili, in una vera fissazione) e torsioni sensuali in tanti altri dipinti.

 Sergej Scukin, amico, sostenitore generoso e collezionista russo di Matisse, cui si devono le commissioni o l'acquisto di dipinti importanti come La Danza e tutti quelli ora a Pietroburgo o a Mosca, ritoccò personalmente un attributo sessuale nel quadro La Musica. Fossi stato Matisse, mi sarei arrabbiato. Ben retribuito dal suo ricco mecenate, il pittore preferì fare buon viso a cattivo gioco e stare zitto.

 


Francesco Dallera

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