"Naso rosso, sonno e urina". Così Shakespeare riassume gli effetti dell’alcol, facendoli dire dal portiere a Mc Duff nel Macbeth (atto II, scena III). Il naso rosso è un distintivo di riconoscimento di chi beve, eppure, per la maggior parte, le persone col naso rosso non sono affatto bevitori. E questa equivalenza – rossore = abuso alcolico – angustia fortemente chi non beve e pensa di essere scambiato per un beone.
La rosacea è un’affezione della pelle del viso (a volte nelle donne può estendersi alla parte alta del torace) che si scompone in due fasi, alla fine sovrapposte: un arrossamento (eritrosi, copparosa, couperose) dovuto a dilatazione delle arteriole precapillari del derma, visibili per trasparenza dall’epidermide come un reticolo rosso, e una successiva infiammazione dei follicoli sebacei, con formazione di papule e pustole (cioè "brufoli") simili a quelli dell’acne. Quando il naso è molto coinvolto, può subire una deformazione (più frequente negli uomini che nelle donne) per il rigonfiamento e la confluenza delle ghiandole sebacee, dando luogo al cosiddetto rinofima.
La forma conclamata si manifesta dopo i trent’anni, anzi, di solito, dopo i quaranta; qualche volta c’è un passaggio da un’acne a un’acne rosacea, però più spesso non c’è relazione fra le due forme, anche se le lesioni si rassomigliano. Tutte le cause che favoriscono la vasodilatazione del volto contribuiscono alla rosacea; sia, quindi, una predisposizione famigliare, sia la labilità emotiva con facilità ad arrossire, sia l’esposizione al caldo, sia (fattori – beninteso – aggravanti, non causali) l’uso di bevande e cibi bollenti o di spezie che danno calore in bocca e alle guance. Anche gli sbalzi bruschi di temperatura sembrano indurre i vasi della cute ad un’alternanza sfavorevole di dilatazione-costrizione e per questo motivo candidati alla rosacea sono i caldarrostai che hanno il loro baracchino all’aperto d’inverno, i cuochi professionisti o semplicemente chi sta molto ai fornelli magari con varie aperture di frigorifero. Sono descritte varianti rare: una forma granulomatosa, più vistosa; una disseminata, estesa agli arti; una infantile.
Si deve invece considerare come una patologia distinta, per quanto simile, la dermatite periorale, localizzata per lo più nella parte inferiore del viso e indotta dall’uso prolungato di cortisonici potenti in creme o pomate.
Complicazioni agli occhi, la cui spiegazione è difficile, sono frequenti e possono interessare le palpebre (blefarite), le congiuntive e addirittura la cornea (cheratite). Il sole è nemico della rosacea e chi si espone deve almeno evitare le ore calde, abbassare la temperatura del viso per esempio con nebulizzazioni di acqua fresca e proteggersi dall’effetto arrossante degli ultravioletti con filtri adeguati.
Il meccanismo è diverso rispetto all’acne giovanile: qui non c’è ostruzione del poro, la follicolite è prodotta da un eccesso di irrorazione, dall’afflusso di sangue alle ghiandole sebacee. La partecipazione almeno indiretta di batteri è dimostrata dal fatto che antibiotici per via generale o soltanto locale (creme o gel) sono rapidamente efficaci nell’attenuare la componente infiammatoria, i "brufoli". Accanto a sostanze con attività antimicrobica (delle quali la più utilizzata, la più "alla moda" per questa indicazione, fra gli specialisti, è il metronidazolo), nella terapia si impiegano prodotti mirati a ridurre la secrezione sebacea senza essere irritanti. Per ottenere un regresso stabile della forma, è però necessario operare anche sui vasi dilatati, rendendoli invisibili con metodiche quali l’elettrofolgorazione con apparecchiature di ultima generazione, il laser, la criochirurgia con accessori puntiformi, che possono eliminare il substrato alla base dell’anomala reazione infiammatoria, minimizzando le cicatrici.
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