Stress e malattie digestive | |
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Fa parte delle conoscenze popolari la relazione fra stress e sintomi gastro-intestinali: subito dopo spaventi e shock emozionali, vomito, crampi e scariche dell'intestino, incapacità di mangiare sono comuni in individui perfettamente sani. Scienziati famosi, primo fra tutti Pavlov, hanno dimostrato che il gatto interrompe ogni movimento intestinale davanti a un cane che ringhia e tutti gli animali modificano le secrezioni e il colore delle mucose quando sottoposti a condizioni di minaccia. Anche nell'uomo sono stati dimostrati cambiamenti immediati delle funzioni viscerali in condizioni sperimentali di disagio psichico. In situazioni reali, soldati sperduti tra linee nemiche nella giungla hanno bloccato la defecazione per sei settimane, in un ritorno alla necessità sub-umana di non lasciare tracce. Ci sono pochi dubbi che l'uomo abbia come antenato evolutivo una scimmia predatrice: i denti canini, l'esofago muscolare nella parte alta (per favorire la propulsione rapida del cibo), lo stomaco ghiandolare senza rumine sono caratteristiche dei carnivori. I carnivori predatori devono mangiare rapidamente, poi fuggire da possibili altri predatori attratti dagli animali uccisi. La fretta e un controllo inibitorio delle funzioni per non farsi inseguire a propria volta, rappresentano un chiaro parallelo con situazioni di vita nella società attuale. La necessità di adattamento all'ambiente non è esclusiva delle specie più evolute, è presente anche in organismi elementari: i vermi e forme marine inferiori possono espellere le sostanze tossiche che introducono percorrendo il terreno o filtrando l'acqua. Negli animali superiori è conservata questa capacità di difesa primitiva: ne sono espressione il vomito e il rigurgito, innescati da stimoli su terminazioni gustative e olfattive, e la diarrea, la cui finalità prevalente è eliminare tossine o batteri (uno scopo poco compreso da chi ne è sofferente). Nell'uomo, la neocorteccia cerebrale si è enormemente sviluppata, portando una quantità di funzioni intellettive. La capacità di reagire a stimoli simbolici e astratti, l’acquisizione della parola, gli influssi culturali hanno reso complesse le risposte alle sollecitazioni del mondo circostante: le reazioni viscerali di adattamento non sono sempre coordinate e i disordini che ne conseguono sono numerosi e intricati. I primi conflitti e le prime disarmonie nella fisiologia digestiva iniziano alla nascita e sono difficili da comprendere, perché masticazione, deglutizione, evacuazione sono apprese secondo automatismi in larga misura inconsapevoli. Con l'interferenza di traumi psico-sociali, fattori affettivi, mediazioni culturali, si costituisce una "personalità dell'apparato digerente" per ogni individuo. Da queste premesse si capisce come lo stress influisca a volte in modo determinante sulle malattie dell'apparato digerente. Può essere di rilievo il suo ruolo nella Esofagopatia da reflusso (bruciore retrosternale, rigurgito, più raramente turbe della deglutizione, sintomi respiratori). Sono peggiorate o scatenate da fattori stressogeni la Colite ulcerativa e la Malattia di Crohn. Più diretto ed esauriente il rapporto causale con la Sindrome da intestino irritabile (stipsi o diarrea spesso alternate con o senza dolori addominali, meteorismo), alterazione motoria dell’intestino senza anomalie anatomiche dimostrabili. Consiste in reazioni spastiche o propulsive esagerate a sollecitazioni soprattutto psicologiche, ma anche termiche, climatiche, alimentari, condizionate da una predisposizione personale. Un quadro analogo (Dispepsia) è frequente per il tratto alto (stomaco e duodeno). Quanto alla relazione con lo stress dell’ulcera di stomaco e duodeno, occorre un distinguo: esistono ulcere specificamente da stress che fanno seguito a malattie gravi, ustioni, incidenti e interventi chirurgici maggiori, situazioni che si accompagnano a comprensibile caduta di difese fisiche e psichiche. Le ulcere propriamente "da stress" sono multiple e frequentemente sanguinanti. Riferito invece all’ulcera peptica classica (duodeno e antro gastrico) – quella stagionale, correlata con la secrezione acida – negli ultimi anni lo stress è stato declassato. Se, prima degli anni ottanta, qualcuno si spingeva addirittura a definire una tipologia, un profilo psicologico dell'ulceroso (conflitto fra aspirazione all'indipendenza e bisogno di dipendenza), la scoperta dell'helicobacter – 1983 – pur senza cancellare il valore dello stress almeno come concausa, ha ridimensionato queste teorie: è il microbo, nella maggior parte dei casi, l’agente principale dell'ulcera. I medici pratici conoscono l’importanza enorme della tensione psico-fisica sulle funzioni digestive, ma la difficoltà di misurarla e di valutarne l’effetto sulle diverse persone spiega molte discrepanze di opinioni fra gli addetti ai lavori: da un lato entusiastiche interpretazioni psicosomatiche, dall’altro l’attesa più prosaica e il dubbio cauto che la scoperta di cause per ora ignorate riduca lo stress al ruolo di comprimario per malattie di origine incerta, come è accaduto per l’ulcera peptica.
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Francesco Dallera |