Via Bagutta

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I pittori che prediligono esporre per strada di solito sono indifferenti o insofferenti ai canali mercantili più formali: per avere successo oggi nel mondo dell’Arte, è appropriato affidarsi a critici importanti, gallerie di lusso, strumenti mediatici alla moda o d’elite. Però a me piace scegliere così, per le vie delle città che ospitano queste manifestazioni, facendomi guidare solo dalla mia preferenza immediata, dall’impatto emotivo, dalla simpatia. Per questa ragione, quasi in ogni viaggio ho acquistato qualche disegno o quadro per le strade delle città turistiche, o in esposizioni senza pretese, dove è più facile cercare talenti sconosciuti. Ho ben incorniciato e collocato, per esempio, un pastello su carta di un belga che vive a Bahia, Patrick Bessò, acquistato a S. Juan de Luz, vicino a Biarritz, e un gessetto di paesaggio urbano dal cromatismo energico preso a Praga, nella discesa dietro il castello, dal banchetto di un ragazzo con nome difficile (non riesco più a decifrarlo), i cui colori e stile sono improntati a un Espressionismo centro-europeo modernizzato ed elegante. Anche negli USA ho preso opere d’arte alla buona (cioè senza quotazione, ma per me di valore) di giovani che non sono ancora approdati, e probabilmente non lo faranno mai, agli illustri mercanti di Soho. Quando mi imbatto in un vero pittore, ho, con l'emozione della scoperta, l’impulso altruistico e generoso di aiutarlo insieme a quello egoistico di assicurarmi una sua opera, che mi sembra tanto più preziosa proprio in quanto sarà difficile o impossibile rintracciarlo in futuro. Si capisce bene che i miei presupposti escludono intenzioni di investimento economico (che mi sembra il più ridicolo dei proponimenti in arte). Piuttosto, sono pentito di rinunce fatte per pigrizia o tirchieria momentanea durante un viaggio o una vacanza: ricordo un pittore di La Rochelle – Le Nain, mi pare si chiamasse – che esponeva in una specie di scuola d’arte bellissimi oli su carta con pesci intrecciati e magnifici effetti sul filo dell’informale, tralasciati pensando di tornare dopo qualche ora e adesso rimpianti come un'occasione sciupata.

Così, non perdo quasi mai le mostre, in aprile e ottobre, in Via Bagutta a Milano, che presentano sulla strada, con estensione in via Baguttino, cento-centocinquanta pittori per lo più di area milanese. Il livello, come si può immaginare, è molto vario, con cose la più parte banali, però è logico che in una città vitale e di sobrio ma elevato clima estetico (patria adottiva degli stilisti italiani più rinomati, sede di Brera, protagonista di massimo livello nell’arredo urbano moderno, esempio di stile misurato ed eccelso nei negozi e nelle gallerie importanti) ci si debbano aspettare, in una manifestazione del genere, almeno quattro o cinque pittori interessanti e di valore indiscutibile. Infatti ogni anno trovo qualcuno, a mio giudizio, degno di ammirazione, qualche vero artista.

Questo anno – primavera 2004 – oltre al mio beniamino Gianfranco Testagrossa, il primo da cui abbia acquistato molti anni fa un quadro in questa manifestazione, artista assoluto che rivisita il mito e i primordi dell'uomo con fantasia modernissima (cui però rimprovero di non portare in mostra le opere più significative, come se volesse adattare il livello a un pubblico meno esperto), segnalo un pittore ravennate mai presente prima a questa mostra, che si firma Edipa (risvolti inconsci sembrano esclusi dall’aspetto sanguigno e cordiale dell'uomo e dei suoi quadri) e utilizza un’affascinante per quanto ben conosciuta tecnica (sul tipo dell'affresco su tela come apparenza) per rappresentazioni oniriche che uniscono eleganza, attualità e calore. Altro pittore di qualità, oltre che simpatico conversatore, Gianluigi Serravalli, originario di Ferrara, milanese adottivo, che dice di essere stato influenzato dall’Action Painting e, in altra fase, da Rauschemberg, ma mi sembra richiamare piuttosto Feininger e Klee; comunque colto e suggestivo, con forte personalità e padronanza tecnica .

Mi è piaciuta anche Brunella Rossi, una giovane signora – sempre impegnata con qualche interlocutore, così che non sono riuscito a parlare con lei, ma di cui voglio visitare lo studio – sensibile e incline a un informale "organizzato", dai toni caldi, di squisito equilibrio e ampio respiro, materico ma nitido.

Alessandra Panzeri, di Carate Brianza, è una giovane geniale disegnatrice con un bel substrato di gusto raffinato: i suoi animali e personaggi di favole, acquisiti dall’immaginario collettivo, spesso in campiture monocrome e siluettes, ne suggeriscono l'utilizzo come arredi per bambini o splendide illustrazioni di libri, ma la qualità poetica e l’originalità trascendono la statura illustrativa.

Ho trovato meritevoli di attenzione le opere, di timbro intellettuale, personali e inquiete, di Flavio Pellerito, che, tuttavia, cerebralizza troppo il suo lavoro con un opuscolo-commento di cui io  farei volentieri a meno, preferendo  di gran lunga i dipinti ai titoli e alle spiegazioni dell’ autore.

Aprile 2004

 


Francesco Dallera

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